Stanotte ho sognato che, per volontà dell’Europa, il cunicolo esplorativo di Chiomonte veniva affidato, non si sa come, a gara internazionale, e che la gara la vinceva un consorzio di imprese tutte straniere. Non c’era la FIAT, non c’era la CMC, non c’era nessuna grossa impresa italiana di costruzioni, che, tutte, avevano offerto prezzi ben più alti, memori delle tratte già realizzate in precedenza.

Il sogno continuava. Cota, sostenitore dell’apertura psicologica all’Europa, rilasciava un’intervista in cui affermava che sì, l’apertura psicologica andava bene, ma non addirittura fino alla gara internazionale. Questo era troppo, era ledere la sovranità dei singoli paesi dell’Unione Europea, che ben potevamo, come fatto fino ad oggi, appaltare opere pubbliche a trattativa privata. “Padroni a casa nostra!

Ecco nel sogno poi apparire Fassino. Non sveniva, non aveva più globuli per venire meno. Ma giaceva riverso in un letto di lenzuola di seta. La notizia che la cooperativa rossa per eccellenza aveva perso l’appalto, l’aveva fatto cadere in uno stato di grave prostrazione. “E adesso che dico agli elettori, che la Tav non porterà lavoro alle imprese locali?” il dottore gli misurava amorevolmente la febbre, e gli raccomandava la calma, la massima calma. Al capezzale del Fassino, non pallido, ma davvero, credetemi, bianco come le sue morbide e candide lenzuola, arrivava trafelato Virano, che lo rassicurava: “vedrai, una soluzione si troverà, ci appelleremo alla Corte di Giustizia Europea. La Tav è privata, si può, si deve annullare la gara europea”. Fassino lo guardava con l’occhio, l’unico semiaperto, anzi, semispento, come per dire che oramai non ci credeva più. Stringeva (si fa per dire) la maschia mano di Virano e “lasciatemi morire” diceva in un soffio.

Il sogno poi volava come d’incanto a Roma, già caput mundi, dove la voce si era diffusa come il vento, e Monti, e Passera, e Bersani, e Di Pietro, ed altri che non distinguevo nel sogno, passavano da un incontro all’altro, da un summit all’altro, per capire che fare, che strategie adottare. Intanto, l’onorevole Esposito era stato ricoverato al Policlinico Gemelli in condizioni definite “critiche”. Nel mentre, le imponenti forze dell’ordine, su, alla Maddalena, stavano meditando sul presidiare un sito dove avrebbero operato per decine d’anni imprese della cui lingua non capivano un’acca.

Al Quirinale voci non confermate riferivano che Napolitano di fosse fatto portare un “cordiale”. Sull’Italia dei partiti, sull’Italia dei politici, l’aria era davvero greve, taluno diceva: “ da day after”. Qualcuno nei corridoi del Palazzo, senza che volesse fosse fatto il suo nome, già sussurrava gesticolando ai giornalisti presenti: “ma, diciamocelo, ha senso ‘sta Tav?”.

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