Questo governo privatizzerà la televisione, come tutto il resto (se glielo lasciamo fare).

Che è come privatizzare l’istruzione pubblica tutta intera. Perfino peggio. Perché la tv è, da circa 40 anni, il più importante strumento di formazione della coscienza (piuttosto dell’incoscienza) pubblica. Privatizzarla significa mettere la coscienza pubblica interamente nelle mani dei privati, cioè del mercato.

Qualcuno dirà: ma non è già così? In effetti noi abbiamo una televisione pubblica che è stata già privatizzata, nel senso che fa da tempo interessi privati (dei partiti che l’hanno occupata) e, per il resto sorregge attraverso la pubblicità l’interesse privato del mercato, che consiste nel frastornare il grande pubblico e trasformarlo in consumatore compulsivo.

Ma la proprietà delle frequenze, di tutte le frequenze – pochi lo sanno – è ancora pubblica. Esse vengono date in concessione ai privati, a prezzi irrisori. Ma sono nostre, di tutti. E dovrebbero operare nell’interesse nostro, di tutti.

Dunque, per evitare rischi, privatizzeranno tutto il sistema di formazione delle coscienze. Tutte le televisioni saranno “commerciali”. A quelli che hanno figli suggerisco di sedersi vicino a loro, quando possono, nel pomeriggio, e vedere la violenza consumistica e rimbecillente cui essi sono sottoposti, per ore, senza potersene difendere.

Se lo faranno, smetteranno di lamentarsi circa la “caduta dei valori” cui stiamo assistendo da quarant’anni. Perché forse capiranno come si forma l’homo videns, l’uomo che vede, mutazione antropologica del quasi estinto homo legens, l’uomo che legge.

Propongo di creare un movimento contro la privatizzazione non solo della Rai ma di tutto l’etere. Due terzi delle frequenze siano senza pubblicità alcuna. Le frequenze riservate alle tv commerciali siano ridotte a un terzo del totale. Un terzo sia dato in concessione alle organizzazioni della società civile, ai comuni, alle università, ai sindacati, alle scuole, alle associazioni culturali. Un terzo rimanga allo Stato. Ma anche questo terzo sia sottoposto, come tutto il resto, a un controllo democratico popolare periodico, secondo istituzioni elette e anch’esse revocabili.

Dovrebbe valere la regola universale che ogni notizia importante, sia essa nazionale o internazionale, deve poter arrivare al cittadino, gratis.

Adesso qualcuno dirà che questa è una follia irrealizzabile, un’utopia. E si sbaglierà. Questa legge è già in vigore in Argentina. E’ stata votata dai due rami del parlamento, a grande maggioranza, e funziona.

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