“Attenzione perché la Germania non è al riparo dalla crisi. Nel 2012 anche il debito tedesco potrebbe finire sotto attacco”. L’allarme arriva da Volker Grossmann, economista tedesco dell’Università di Friburgo, che già nell’ottobre 2008 firmò un appello di Lavoce.info perché l’Europa reagisse alla crisi, proprio nel giorno in cui l’Istituto federale di statistica conferma che l’economia della locomotiva europea continua a crescere, ma meno dell’anno scorso. Il Pil tedesco nel 2011 è aumentato del 3%: un calo dello 0,7% rispetto al 2010. Un segnale che gli esperti in qualche modo si aspettavano ma che conferma i timori per l’anno prossimo, espressi martedì da Deutsche Bank: per il Paese di Angela Merkel il 2012 sarà un anno all’insegna della recessione (anche se moderata) e dell’occupazione in calo.

“Se i Paesi dell’Unione Europea finiscono in una recessione massiccia – spiega Grossmann, che nonostante la giovane età ha già girato mezzo mondo, da Bonn, a Regensburg, a Berkeley per poi arrivare in Svizzera, prima a Zurigo e poi a Friburgo dove è preside del dipartimento di Economia – anche la Germania ne risentirà perché fa la gran parte delle sue esportazioni proprio verso l’Europa.

Professore, pochi giorni fa sono arrivati i dati sull’occupazione in Germania, scesa al livello più basso dall’unificazione. Numeri che stridono con il resto d’Europa: in Spagna per esempio i senza lavoro hanno raggiunto quasi la cifra record di 4 milioni e mezzo. La Germania è davvero un’isola felice?
Non bisognerebbe essere troppo sicuri del fatto che la Germania sia al riparo dalla crisi che sta interessando gli altri Paesi della zona Euro. Questo per vari motivi. E’ che è vero che il Paese ha liberalizzato il lavoro e per questo sta reagendo meglio sotto questo punto di vista, ma il fatto che il mercato tedesco del lavoro sia in una situazione migliore potrebbe essere dovuto alla paura dei consumatori rispetto a un possibile aumento dell’inflazione a livello europeo. In questo caso parleremmo di un boom dei consumi spinto da questa paura e non di un buono stato dell’economia tedesca.

Mentre tanti Paesi europei guardano alle aste dei titoli di Stato con cui devono rifinanziarsi come a un appuntamento col destino la Germania piazza i suoi titoli con estrema facilità. Qualche giorno fa addirittura sui bund tedeschi a sei mesi si sono raggiunti rendimenti negativi, segnale del fatto che la gente è addirittura disposta a pagare per avere soldi al sicuro…
Si quell’asta ci ha indicato che gli investitori pensano che la Germania sia l’unico “porto sicuro” nell’Unione Europea, o nell’Eurozona. Sembrano credere che la Germania sia l’unico posto in cui i loro titoli verranno ripagati, mentre negli altri Paesi questo potrebbe non succedere per l’alto livello del debito. Bene io credo che questa convinzione non sia del tutto fondata: la Germania ha l’80% di debito rispetto al Pil, un rapporto maggiore rispetto ad altri Paesi che ora sono sotto attacco. In più noi abbiamo promesso di contribuire al Fondo salvastati con centinaia di miliardi di euro. Ecco tutto questo mi fa pensare che la Germania non sia poi così sicura.

E se la crisi peggiora ulteriormente nel 2012, la Germania come si difenderà?
Quando l’Unione Europea finirà in recessione anche la Germania ne soffrirà perché la grande parte delle sue esportazioni sono proprio in Europa. Questo rallenterà necessariamente la crescita e le entrate fiscali. Se poi come dicevo altri Paesi europei dovessero avere bisogno del Fondo salvastati e la Germania fosse chiamata a contribuire ulteriormente, Berlino potrebbe dover aumentare il suo indebitamento. A quel punto gli investitori potrebbero cominciare a prendersela con la Germania…

Come vede gli impegni presi da Angela Merkel, e anche da Sarkozy per un maggiore controllo dei bilanci degli Stati, il cosiddetto fiscal compact? Stanno spingendo sull’acceleratore su questo punto…
Credo che questi politici sappiano bene che presto arriveranno le elezioni nei loro Paesi e che un sacco di cose che annunciano ora siano rivolte principalmente agli elettori a casa. Che poi siano anche adottate a livello europeo è tuta un’altra storia.

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