Ufficialmente Nicolas Sarkozy non si è ancora candidato alle presidenziali francesi del prossimo aprile. Ma quello a Parigi è considerato un dato di fatto, ormai scontato. La novità, invece, è che il presidente, crollato nei sondaggi negli ultimi mesi, sta risalendo la china, a svantaggio di François Hollande, il candidato socialista, per ora favorito. Insomma, la crisi dell’euro, che vede, bene o male, Sarkozy all’azione, al centro del palcoscenico della politica internazionale, lo sta favorendo.

Era già avvenuto in passato. Al momento della crisi della Georgia nel 2008, quando Sarkozy si era imposto come mediatore. E ancora di più, dopo il tracollo finanziario dell’autunno successivo, quando aveva rivestito un ruolo importante a livello europeo. Come dicono certe voci, il presidente francese riesce sempre a far dimenticare con il suo attivismo internazionale (e una certa effettiva capacità di reazione a crisi rapide e improvvise) le mancate promesse sul fronte interno. Anche in un momento come quello attuale che vede la disoccupazione in Francia ai massimi da dodici anni a questa parte.

Il “miracolo” sembra riproporsi anche stavolta. L’ultimo sondaggio pubblicato dall’Istituto francese di opinione pubblica (Ifop), sebbene preveda ancora la vittoria alle presidenziali di Hollande, paladino della sinistra, mostra un Sarkozy in netta (e imprevista, fino a poche settimane fa) rimonta. Secondo l’indagine dell’Ifop, un organismo stimato e indipendente, al primo turno, il prossimo 22 aprile, il candidato socialista si aggiudicherebbe il 28% dei consensi e Sarkozy il 26%. Il divario, che aveva toccato dieci punti percentuali, si è ormai ridotto a due punti. E rispetto a un mese fa l’attuale presidente ha guadagnato due punti percentuali. Una volta andati al secondo turno, Hollande vincerebbe con il 54% dei voti e Sarkozy con il 46. Il dato, però, va confrontato con l’inchiesta di ottobre, quando Hollande trionfò alle primarie socialiste. Nell’indagine dell’Ifop di allora Sarkozy era fermo al 37% e Hollande, invece, era schizzato al 63%. Altro elemento interessante dell’inchiesta appena pubblicata: Marine Le Pen, candidata del Front Nationale, la rivale più temibile per Sarkozy sul fianco dell’estrema destra, è scesa per la prima volta rispetto all’indagine del mese prima, in particolare dal 20 al 19 per cento.

Il calo di Hollande (che a dicembre era ancora al 56% dei consensi al secondo turno) può essere almeno in parte spiegato con le polemiche sul nucleare nel quale si è invischiato con gli alleati ecologisti (che sul tema vorrebbero proposte politiche più decisamente contrarie, mentre l’opinione pubblica, pur influenzata dal dopo Fukushima, non è ancora pronta a un no deciso all’atomo). Ma nell’ultimo mese è soprattutto Sarkozy a semvrare alla riscossa. Un po’ con il suo piglio di salvatore dell’euro (che per il momento non ha salvato proprio nulla, ma l’opinione pubblica francese sta apprezzando gli sforzi). Poi, sottolineando (direttamente o via dichiarazioni del suo entourage) la propria credibilità al confronto con quella di Hollande: della serie, in un momento cosi’ difficile occorre uno “sperimentato” come il sottoscritto. A condire il tutto, certe strizzate d’occhio populiste, vedi la battaglia contro tutti sulla legge Tobin, da applicare alle transazioni finanziarie (di cui discuterà anche oggi a Berlino con Angela Merkel): la proposta rispecchia le aspirazioni di un certo ceto medio francese “arrabbiato”.

Ma la strategia di Sarkozy non è neanche così scontata. In una fase delicata come quella attuale, i suoi consiglieri ritengono che un candidato alle presidenziali non debba fare troppe promesse (impossibili da mantenere) e debba avere il coraggio di varare provvedimenti anche impopolari, come la cosiddetta “Iva sociale”, che dovrebbe essere attuata a breve. Si tratta dello spostamento di una parte dei contributi sociali sull’Iva, per alleggerire il carico che grava sulle imprese. “Riteniamo che l’elettorato premierà chi non avrà paura di essere impopolare”, ha dichiarato un consigliere del Presidente al quotidiano Le Figaro. Vedremo se i prossimi sondaggi gli daranno ancora ragione.

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