L’atto ufficiale non c’è ancora, ma la polemica è già scoppiata. La proposta di intitolare una via di Roma allo storico segretario del Movimento sociale italiano Giorgio Almirante, dopo quelle innescate dall’idea lanciata dal sindaco Gianni Alemanno all’indomani del suo insediamento al Campidoglio, fanno riaffiorare vecchie ruggini sulla toponomastica delle città italiane tra destra e sinistra, accompagnate dal fermo dissenso della comunità ebraica, che si era già schierata contro la proposta di una strada intitolata all’ex leader del Msi e che oggi ribadisce la sua posizione. A destra si polemizza, come hanno fatto il senatore del Pdl Domenico Gramazio, il leader de La Destra Francesco Storace e la moglie dell’ex missino morto nel 1988, donna Assunta Almirante, con lo stesso primo cittadino di Roma, accusato di non prendere posizione sulla questione che egli stesso aveva aperto nel 2008. Alemanno, dal canto suo si difende sostenendo che intitolare una strada ad Almirante è giusto ma che si potrà procedere quando questa sarà un’idea condivisa.

Sul nome di Almirante, la Capitale aveva già vissuto un confronto aspro durante il mandato dell’ex sindaco Walter Veltroni, quando due consiglieri comunali di Alleanza nazionale avevano provocatoriamente coperto la targa dedicata a Nilde Iotti con la scritta ‘Via Giorgio Almirante, ignorato dal Comune di Roma’.

Negli anni passati la toponomastica delle città italiane ha visto una netta prevalenza di figure legate all’universo della sinistra rispetto a quelle del mondo di destra, ferma restando la schiacciante superiorità, di fatto in tutti i comuni del nostro Paese, dei personaggi legati all’epoca risorgimentale, con Garibaldi e Mazzini in testa.

E’ vero che in Italia esistono due vie Mussolini, entrambe in piccoli centri del padovano, a Borgoricco e a Villanova di Camposampiero. In questo caso però non si tratta di strade dedicate al capo del fascismo: la parola ‘mussolini’ altro non sarebbe che una traduzione in dialetto veneto della parola ‘moscerini’. La prevalenza del mondo culturale e politico di sinistra è evidente: le strade italiane contano più di una targa dedicata a Karl Marx, a Lenin, a Stalin, ma anche al maresciallo Tito, allo storico leader vietnamita Ho Chi Minh, a Mao Tze Tung, a Trotsky. Non mancano poi via Rivoluzione d’Ottobre e via Unione Sovietica. A Roma e in altre città italiane, per esempio, ci sono strade e viali dedicati a Palmiro Togliatti e Antonio Gramsci. Ernesto Che Guevara, può vantare 54 targhe a lui dedicate in tutta la penisola.

Una situazione che l’ex sottosegretario del Pdl, ex An, Luca Bellotti, vorrebbe “equilibrare” con una proposta di legge per vietare di intitolare strade e piazze “a tutti quei personaggi della passata storia politica che si sono distinti per comportamenti criminali e antidemocratici contrari ai principi fondamentali della Costituzione italiana”. L’Italia e gli italiani, sottolinea Bellotti, non devono “perdere il senso di appartenenza e l’orgoglio nazionale nella dimensione territoriale e locale”.

La supremazia della sinistra, sempre parlando di nomi di vie, piazze e strade, si estende anche alla letteratura. Come nel caso del ‘duello’ tra il poeta americano Ezra Pound, che difendeva il regime di Mussolini, e lo scrittore russo Maxim Gorky, molto amato dalla propaganda staliniana, al punto che ai suoi funerali lo stesso dittatore sovietico volle trasportarne il feretro. Ebbene, a Pound è dedicata una sola via, nel comune ligure di Zoagli; a Gorky invece ne sono state intitolate dieci in tutto il Paese. Ancora più evidente il divario tra il poeta cileno Pablo Neruda e lo scrittore Ferdinand Celine, molto amato dalla destra. Per il primo vie e strade non si contano, il secondo, invece, può vantare solo una via, ai margini della periferia romana. A Renato Guttuso, sempre stato vicino alla sinistra, sono dedicate targhe in 80 strade italiane, mentre a Giovanni Guareschi, il creatore di Peppone e Don Camillo, considerato ‘attiguo’ alla destra, solo 26. Ancor meno per Giuseppe Prezzolini, l’autore de ‘Il manifesto dei conservatori’, al quale sono intitolate solo 12 strade. E Leo Longanesi? Per lui solo 5 vie.

Più facile invece dedicare una via o una piazza, a personaggi dello spettacolo. E in questi casi, le simpatie politiche, in genere, passano in secondo piano, a prescindere dal colore della Giunta comunale. Capita però, che stelle di prima grandezza del cinema e del teatro vengano emarginate in periferia, come accade, almeno a Roma, per il grande principe De Curtis, in arte Totò, confinato in una traversa dell’estrema zona est della Capitale.

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