Carla Bruni e Nicolas Sarkozy

Il rischio, come minimo, è che possa essere messa in dubbio la sincerità e la buona fede della première dame. Ma le rivelazioni del settimanale francese Marianne – nel numero da oggi in edicola – potrebbero avere un effetto devastante sulla reputazione di Carla Bruni, con imprevedibili conseguenze sul futuro politico del consorte-presidente, Nicolas Sarkozy. Ambasciatrice di buona volontà dell’Onu, madrina della ricerca contro l’Aids, Carlà avrebbe approfittato della sua straordinaria influenza per ottenere cospicui finanziamenti a favore di alcune società appartenenti a un suo carissimo amico, il musicista e imprenditore Julien Civange, che della Bruni è stato testimone di nozze.

Un’operazione “ai margini della legalità”, come la definisce il giornalista Frédéric Martel, che ha condotto la sua inchiesta per mesi in diversi paesi e negli uffici delle Nazioni Unite, arrivando a questa conclusione: 3 milioni e mezzo di dollari sono stati versati dal Fondo mondiale per la lotta contro l’Aids sui conti delle società di Civange, consigliere della première dame che ha il suo ufficio proprio al palazzo dell’Eliseo, sede della presidenza della Repubblica.

Secondo il direttore esecutivo del Fondo, Michel Kazatchkine, è stata la stessa Bruni a “dirgli personalmente che aveva totale fiducia in Julien Civange”, al quale aveva “delegato il dossier sull’Aids”. Nel 2009, l’ex modella e cantante creò la sua Fondazione, il cui scopo doveva essere quello di “facilitare l’accesso all’educazione, alla cultura e alle pratiche artistiche”. Nelle intenzioni iniziali, si doveva occupare soprattutto della lotta contro l’analfabetismo, ma presto si lanciò in un’altra battaglia, della quale da tempo parla spesso nei suoi interventi pubblici: quella della ricerca sull’Aids, malattia della quale sei anni fa morì suo fratello maggiore. E’ così che Carlà ha ottenuto rapidamente un grande credito internazionale su questo tema, fino a ottenere il più alto riconoscimento con la nomina ad ambasciatrice dell’Onu.

Ma l’inchiesta di Marianne mette sotto esame e solleva forti dubbi sull’attività filantropica della première dame. A cominciare dal funzionamento stesso della Fondazione da lei istituita. “Di fondazione ha solo il nome”, scrive Martel. “In realtà, non ha alcuna esistenza giuridica reale e non ha personalità morale. E’ ospitata e agisce sotto l’egida della Fondation de France. Non ha contabilità propria né conto in banca”. Ad avere svariati conti, però, è l’amico e consigliere di Bruni, al quale sarebbero state versate ricche sovvenzioni. Una vicenda, a quanto assicura il settimanale, che ha già portato alla caduta di due teste. L’affaire, rivelato al consiglio d’amministrazione del Fondo mondiale contro l’Aids ad Accra, nel Ghana, “è costato il posto a un ambasciatore francese, Patrice Debré, rimosso da Sarkozy”. E lo stesso direttore esecutivo del Fondo, Kazatchkine, è stato rimosso su iniziativa di Hillary Clinton.

Sulla vicenda, tuttavia, stamattina è intervenuta direttamente la diretta interessata, che ha smentito le accuse rivoltele dal settimanale francese. In un messaggio pubblicato sul suo sito web, la moglie di Nicolas Sarkozy ha affermato di “non aver mai ricevuto denaro pubblico”, sostenendo che “l’insinuazione secondo cui dei fondi sarebbero stati ottenuti da partner pubblici è completamente infondata”. Per la première dame, “la Fondazione ha, eccome, una sua contabilità, consolidata nella Fondation de France, come circa 700 fondazioni in Francia la cui probità e legittimità non vengono messe in discussione”. Una smentita sul livello del contributo del Fondo mondiale sull’Aids e sulla non correttezza delle procedure per gli appalti era già arrivata ieri sera dall’organizzazione internazionale.

da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio 2012

aggiornato da Redazione web il 7 gennaio alle ore 14.20

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