I giornali titolano più o meno così: “Oltre 10.000 persone dopo le ventidue al centro commerciale. Tanta gente ma pochi scontrini”. L’occasione è quella offerta giovedì sera dall’Orio Center di Bergamo, primo centro commerciale d’Italia a sperimentare l’orario d’apertura prolungato fino a mezzanotte secondo le nuove norme contenute nel decreto salva-Italia. All’indomani dell’orgia consumistica natalizia, ben 10.000 persone vanno a giracchiare in un centro commerciale tra le 22.00 e la mezzanotte. E c’è qualcuno che si lamenta pure che gli scontrini sono stati inferiori alle attese.Quando Grillo (che apprezzo per molti dei suoi temi) invoca il suo “un uomo–un voto” (cfr.: “Siamo in guerra”, Grillo-Casaleggio, Chiarelettere, 2012) e cioè una democrazia diretta via internet saltando politici e decidendo direttamente le grandi questioni del Paese, io penso sempre a questa gente. Come già qualche mese fa all’Unieuro di Roma, vediamo sempre più spesso folle oceaniche, che statisticamente significano la maggioranza del Paese, che lasciano vuoti i cinema dopo le 22.00, i musei a qualunque orario, che leggono sempre meno giornali, pochissimi libri, lavorano da mattina a sera, non stanno mai con i figli e la famiglia… ma quando hanno un attimo di libertà affollano gli shopping center.

Grillo, che Dio ti benedica, grazie del tuo lavoro, grazie di esistere, ma… sei proprio sicuro che vuoi dare a ognuno di questi signori il voto per stabilire cosa è giusto fare in Italia su temi come la cultura, la sanità, la difesa, l’industria? Non sarà che poi, per farli votare, bisogna fare qualche promozione commerciale, un tre-per-due, un gadget, una scheda elettorale che lava più bianco, un’urna con l’App e il touch-screen?

Lo sconforto che provo sempre più spesso è legato a notizie come questa sopra riferita. Dei politici, non riesco neppure più a stupirmi: in piena crisi fanno quadrato per non farsi ridurre lo stipendio, per le diarie, per i rimborsi dei taxi, per mantenere il diritto a una pensione che altri non avranno e comunque dopo quarantanni di lavoro mentre a loro ne basteranno quindici: degli imprenditori non mi sono mai stupito: si lamentano ma poi non hanno idee, non sanno gestire le aziende, Marchionne non fa un’auto vincente da quando esiste, le loro imprese sono colabrodo di costi inutili, la gente migliore non la valorizzano, non pagano i contributi, frodano il fisco a mani basse. Ora mi colpisce la gente, invece, che piange la crisi durissima ma poi spende 3 miliardi per cenone e pranzo di Natale, e che il giorno dopo butta via 600 milioni di cibo inutilizzato, o che affolla le strade per i saldi con cui comprare, risparmiando, cose del tutto voluttuarie, che se ci fosse davvero la crisi non dovrebbe neanche pensare ad avere. Oppure che si fionda all’Orio Center dopo le ventidue, perché non ha talmente un cazzo da fare nella vita che qualunque cosa è peggio di un bel giretto per negozi in mezzo a una folla assurda e vociante.

Ecco, in questi momenti mi chiedo se davvero dobbiamo dare a tutti un mouse con cui cliccare sulle grandi decisioni del Paese, o se invece non dobbiamo pensare di istituire un esamino per vedere se tutti hanno lo stesso diritto di votare alle elezioni. No, perché, anche questa storia del suffragio universale, tanto per fare una provocazione, è una norma della Costituzione anche discutibile. Sia certi che chi spreca energia, risorse, compra cose inutili, inquina, piange miseria da mane a sera e poi fotte il fisco… anche questi signori devono avere il potere di decidere la cosa pubblica? La tua? La mia?

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