La catena di supermercati “per le famiglie” sfida le associazioni cristiane del Regno Unito. Tesco, il più grande datore di lavoro privato del Paese, tanto che per molti il marchio è sinonimo di supermercato, ha deciso di sponsorizzare il London Gay Pride 2012, che sarà il più seguito evento di massa del 2012, con oltre un milione di persone per le strade della Capitale inglese. La decisione è stata presa qualche mese fa: Tesco darà 30 mila sterline all’organizzazione dell’evento, per poter allestire un’area tutta dedicata alle famiglie lungo il percorso della marcia. Ma è stata poi smentita, riconfermata e infine nuovamente smentita. Intanto sui siti Internet delle associazioni religiose si accende la polemica.

La prima a gioire per la retromarcia di Tesco è stata The Christian Institute, la più grande oppositrice della sponsorizzazione. A fine dicembre, sul portale web del gruppo è apparsa la notizia: “Tesco ha fatto marcia indietro”. Notizia subito smentita, ieri, dalla stessa catena di supermercati, che ha fatto sapere di essere “orgogliosa per il supporto” offerto al Pride. Il mistero sta tutto nel reale numero di lamentele giunte alla compagnia britannica dai consumatori. Secondo le associazioni religiose, sarebbero migliaia. Poche decine, invece, secondo Tesco. Nei giorni passati, importanti commentatori cristiani come Francis Phillips del Catholic Herald avevano minacciato – seppur velatamente – di boicottare il colosso inglese – ora presente anche in Cina e Stati Uniti – e sta forse in queste minacce il reale motivo del balletto di notizie.

A fare marcia indietro, prima di Natale, sarebbero state “fonti interne” della stessa Tesco, come facevano intendere le associazioni cristiane. Ma poi è arrivata la smentita. Che non poteva non venire, proprio da una azienda che da tempo promuove i diritti dei propri lavoratori, diritti di ogni tipo. In Tesco così come in tante altre realtà britanniche – dalla British Airways alla Marina, dai vigili del fuoco alla Metropolitan Police – i gruppi gay sono forti e ben rappresentati e, ogni anno, al Pride a cavallo fra luglio e agosto, queste associazioni sfilano per i diritti civili, con tanto di uniformi. Tutti uniti per i propri valori, sì, ma anche tante sponsorizzazioni. L’edizione 2011 è stata caratterizzata proprio per la sua pubblicità insistente, con le principali aziende inglesi che quasi facevano a gara per accaparrarsi il favore di drag queen, marinaretti abbigliati in rosa e ragazzi vestiti alla Village People. La British Airways offrì ai partecipanti del Pride persino sconti sui voli, oltre a gadget di ogni tipo.

Al momento le associazioni cristiane hanno vinto la loro battaglia. La stessa Tesco ha fatto sapere – pur confermando la sponsorizzazione del 2012 – che dal 2013 rivedrà le proprie politiche di partnership. Ma non per pressioni esterne –  ha puntualizzato – ma perché preferisce dare soldi a realtà che organizzino “beneficenza piuttosto che eventi”. I siti religiosi, chiaramente, festeggiano. “Per noi è una piccola ma grande vittoria”, scrive un editorialista del Catholic Herald. “Questa è stata solo una delle nostre tante battaglie per un mondo più cristiano. E possiamo dire di averla portata a termine con successo”. Così, il 2012 comincia con una diatriba sui diritti dei gay e sui diritti delle aziende di darsi l’immagine considerata più consona. In un Regno Unito dove il governo – conservatore – vuole portare i matrimoni fra persone dello stesso sesso persino nelle chiese e dove la rivolta che nasce sul web può condurre persino Tesco a rivedere le proprie politiche.

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