Questa è una storia di “cronaca bianca”, di quelle che non troverete sul mainstream.

I nomi sono fittizi. La signora Carla vive in un paesino vicino a Roma. Lavorava, fino a un mese fa, in un ente di assistenza statale. Prendeva 900 euro al mese. Adesso l’hanno messa forzatamente a part time – uno dei sacrifici imposti dal governo – e ne guadagna 580. Ha un figlio handicappato, Luigi, quasi trentenne, che “godeva” (immaginarsi) di un contributo per garantirgli una qualche mobilità. Ma anche questo contributo gli è stato tolto.

Due sacrifici definitivi, che hanno gettato la famigliola in completa disperazione. Luigi fruiva dei massaggi riabilitativi ai piedi in una struttura parastatale. Ci andava una volta a settimana. Adesso non può più farlo perché non ci sono più soldi neanche per quello. Ne ha informato la massaggiatrice.

E questa gli ha scritto una letterina molto semplice. “Caro Luigi, ho saputo da tua madre che non puoi più venire da me per i massaggi. Ma voglio dirti che io non intendo più essere pagata per questi massaggi e continuerò a farteli anche senza soldi. Ho visto che ti erano utili e pensavo che presto avresti potuto muoverti da solo. Sarebbe un peccato interrompere ora.

Vedi, io penso che i più deboli devono stare insieme, in solidarietà. Nei momenti difficili si può reggere aiutandoci l’un l’altro. Per cui, ti prego, continuiamo come prima. Vuol dire che, alla fine mi ripagherà l’universo”.

Adesso, dopo che avete letto questa storia di “cronaca bianca”, fate un confronto con i discorsi di Napolitano e di Monti. E pensate un attimo agli stipendi dei manager e alle loro liquidazioni. Pensate un attimo – chi di voi ce l’ha – al Suv che vi siete comprati, anche a rate, e alle dichiarazioni degli evasori fiscali. Tutte queste sono storie di “cronaca nera”.

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