Il tribunale di Parma ha condannato a nove anni e due mesi di reclusione Callisto Tanzi, per il caso Parmatour, l’holding turistica che gravitava nella galassia dell’impero Parmalat. Una voragine di debiti nel settore del turismo che gli inquirenti hanno ricostruito pezzo dopo pezzo: ventiquattro gli imputati a processo per la bancarotta fraudolenta del gruppo. Otto persone dovevano anche rispondere di associazione a delinquere, a partire da Tanzi, per cui il pm ha chiesto la condanna a 9 anni. Il giudice ha accolto le tesi dell’accusa, condannando oltre a Tanzi (imputato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta), anche l’ex banchiere Gianpiero Fiorani, ex numero uno della Banca Popolare di Lodi, a 3 anni e 8 mesi.

Parmalat aveva acquisito società anche in settori non strettamente legati all’alimentare come, ad esempio, il turismo, con la nascita di Parmatour. Secondo la Guardia di finanza che ha condotto l’inchiesta sul crac, è stato proprio il turismo ad aver fagocitato una parte consistente dei finanziamenti bancari di Parmalat. ”Sono pienamente soddisfatto. In questo processo come pure nel precedente sul caso Ciappazzi e sul crac della Parmalat sono state accolte le richieste dell’ accusa in massima parte e, in alcuni casi, perfino superate”, dice Gerardo Laguardia, procuratore della Repubblica di Parma. “La fine di questo terzo atto dell’inchiesta sul crac del 2003 – ha aggiunto – mi spinge a fare un grande applauso per il lavoro svolto dai magistrati della mia Procura che si sono occupati delle indagini e, in seguito, di rappresentare l’accusa in giudizio”.

Pene severe anche per Giuseppe Fioravanti, 8 anni, Nicola Catelli, 7 anni, Camillo Florini, 5 anni e 8 mesi, Oreste Luciani, 5 anni e tre mesi e Pasquale Cavaterra, 5 anni. Condannati anche l’imprenditore bolognese Gianluca Vacchi, tre anni e sei mesi, e Paolo Sciumé, 2 anni e 4 mesi. Dei 23 imputati 4 sono stati assolti: Michele Alessandrino, Andrea Papponi, Carlo Iervolino e Pier Maria Veroni. A Parmalat (in amministrazione straordinaria) e a tutte le aziende del gruppo turistico è stata riconosciuta una provvisionale di 120 milioni di euro. Per le altre parti, ovvero i risparmiatori, invece, una provvisionale pari al 4% dell’importo delle obbligazioni.

 I guai giudiziari di Tanzi erano venuti allo scoperto nel 2003, ma le difficoltà erano iniziate nel 1999 con l’acquisizione di Eurolat dal gruppo Cirio di Sergio Cragnotti. Un’operazione su cui grava il sospetto di pressioni provenienti dalla Banca di Roma, che aveva l’obiettivo, secondo la Procura, di rientrare dei crediti con l’acquisto del gruppo di Parma. Uno schema che secondo gli inquirenti si è ripetuto nel 2002 con le acque minerali Ciapazzi di Giuseppe Ciarrapico, azienda acquistata ad un prezzo ritenuto gonfiato dagli investigatori, sempre per consentire a Banca di Roma di rientrare dei crediti concessi a Ciarrapico.

Articolo Precedente

Fondi provincia di ‘ndrangheta, nella sentenza tutti gli affari e i rapporti con la politica

next
Articolo Successivo

Lo spray contro la mafia

next