David Mills ribadisce la versione “ritrattata” sul versamento di 600 mila dollari che sta al centro del processo per corruzione in atti giudiziari contro Silvio Berlusconi, in corso a Milano. Diversamente da quanto aveva affermato nell’interrogatorio ai pm nel luglio 2004, Mills ha affermato che quei soldi gli darebbero arrivati dall’armatore Diego Attanasio e non da Silvio Berlusconi, come ricompensa per il suo silenzio nei processi sulla società All Iberian e sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza, come sostiene l’accusa. Il pm Fabio De Pasquale gli ha fatto però notare che Attanasio ha sempre negato di aver regalato a lui quei soldi. “Io sono stato condannato per una sua teoria”, ha replicato Mills.

E’ David Mills a sollecitare la domanda, rivolgendosi a De Pasquale: “Non vuole chiedermi da dove vengono i 600mila dollari?”. E il pm raccoglie l’invito: “I 600mila dollari li ho ricevuti dall’armatore napoletano Diego Attanasio”. “E’ stata un’operazione illegale?”, domanda ancora il pm. “Naturalmente no”, e’ la risposta. “Lei era stato autorizzato a ricevere quei soldi?”, insiste De Pasquale. E Mills: “Lui mi aveva dato una procura a disporre delle sue proprietà e delle sue finanze”. L’avvocato britannico precisa di avere classificato il denaro incassato da Mills “in parte come spese, in parte come regalo e in parte come prestito”.

Berlusconi, presente in aula, finita l’udienza ha detto ai giornalisti di “non ricordare” di aver mai incontrato di persona l’avvocato Mills, salvo ricostruire la possibilità di un incontro fortuito e di pochi minuti mentre l’avvocato si trovata a colloquio con la figlia Marina. “Lui (Mills, ndr) afferma di avermi incontrato nel luglio del 1995, ma io non ricordo assolutamente di questo incontro. Poi l’avvocato Ghedini mi ha ricordato di un incontro che deve esserci stato tra Mills e mia figlia, nel corso del quale passando io per la camera è probabile che mi sia fermato due o tre minuti a parlare, ma esclusivamente di trust e senza nessuna rilevanza con i fatti” di questo processo. Poi l’ex premier ha ribadito quanto detto nella scorsa udienza: “Questo processo è una perdita ditempo, è una favola inventata su qualcosa che non esiste. Sono indignato e lo sono anche i contribuenti”.

La testimonianza di Mills, raccolta in videoconferenza nel Tribunale di Milano, è tormentata. L’avvocato inglese, sentito da Londra, è apparso molto preoccupato di poter essere incriminato per le risposte fornite alle domande tese ad accertare la responsabilità penale di Berlusconi, rimasto l’unico imputato. Il giudice Francesca Vitale gli ha più volte ricordato l’obbligo di dire la verità, e che un’incriminazione gli potrebbe invece arrivare da una testimonianza falsa o reticente.

L’avvocato Mills è infatti obbligato ” a dire la verità”, ha stabilito il Tribunale di Milano in risposta alle eccezioni sollevate dalla difesa nella scorsa udienza. Mills è interrogato in veste di testimone assistito da un legale, ma “tenuto a rispondere e con l’obbligo di dire la verità”. Erano stati i legali del premier, appoggiati dalla difesa di Mills, a sostenere che quest’ultimo avrebbe dovuto deporre come imputato di reato connesso, dunque con la possibilità di non rispondere a domande suscettibili di peggiorare la sua posizione. Tesi a cui si era opposto il pm Fabio De Pasquale.

Nelle motivazioni, i giudici hanno ricordato che Mills è stato prosciolto per prescrizione dalla Cassazione per questo stesso processo (in primo e secondo grado era stato condannato a 4 anni e mezzo), nel quale la posizione di Berlusconi era stata stralciata in seguito all’approvazione del Lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Ed era stato prosciolto anche  nel processo per i diritti tv Mediaset e per un procedimento relativo a una falsa testimonianza. Di conseguenza, hanno argomentato i giudici, la sua posizione può soltanto migliorare in seguito aun eventuale ricorso che in Cassazione porti all’assoluzione nel merito. Non è quindi possibile che Mills faccia delle “dichiarazioni peggiorative della sua condizione” e “non vi è ragione di riconoscergli la facoltà di non rispondere”.

Risolta la questione, è iniziata la deposizione in videoconferenza da Londra. Mills ricorda un incontro a casa di Berlusconi per discutere della costituzione di un trust i cui beneficiari dovevano essere i figli dell’ex premier, Marina e Piersilvio, “anche per gestire i diritti cinematografici”. Il “Mister x” indicato nelle carte del trust, conferma Mills, era Berlusconi. La struttura del trust è stata poi  “abortita”, salvo la parte relativa a Century One e Universal One, le società per la gestione dei diritti televisivi.

La deposizione si è poi arenata sulle continue richieste di chiarimento di Mills rispetto ai rischi di incriminazione. ”Su questo punto ho già testimoniato più volte e sono stato accusato di falsa testimonianza e temo che questo possa succedere anche oggi”, ha affermato Mills quando il pm De Pasquale ha cominciato a interrogarlo sulle questioni centrali dell’accusa a carico dell’ex premier.

In particolare, l’avvocato inglese ha affermato di non volere rispondere alla domanda, quando il pm gli ha chiesto conto del cosiddetto “divendo Horizon”, ossia di quei “10 miliardi di lire” che sarebbero stati creati anche attraverso la costituzione delle società off-shore del gruppo Fininvest, di cui, secondo l’accusa, Mills sarebbe stato l’architetto. A un certo punto, il giudice della Corte di Londra, da dove Mills sta testimoniando per rogatoria, ha chiesto ai colleghi italiani: “C’è la possibilità che Mills, qualora fornisca le stesse testimonianze rese nel ’97-’98, rischi di essere incriminato per spergiuro?”. Il riferimento è ai processi sulla società All Iberian e sulle tangenti alla Guardia di Finanza, al centro della presunta tangente da 600.000 dollari contestata nel procedimento in corso contro l’ex premier.

Il giudice Vitale ha spiegato che le dichiarazioni che renderà oggi il legale inglese non possono essere utilizzate nei suoi confronti nell’ambito dei vecchi procedimenti, ma al contrario potrebbe essere incriminato se non rispettasse “l’obbligo di dire la verità e di non essere reticente”. Al pm che gli chiedeva chi fosse il beneficiario delle società del “gruppo B” della Fininvest, il cosiddetto comparto riservato, Mills ha risposto: “Venivano gestite nell’interesse degli azionisti e presumo che Berlusconi fosse uno dei principali”. E poi il pm: “Lei ricorda di aver parlato con Berlusconi una notte, quando erano apparse le prime notizie sullo scandalo All Iberian?”. Mills: “Deve essere stata una conversazione molto breve, senza fine particolare, del tutto innocente”. De Pasquale: “Berlusconi ammetteva in quella conversazione di avere pagato Craxi o lo negava?”. E Mills: “Non c’è stata alcuna ammissione”.

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