Non solo Scuola europea, via Pasubio o stazione ferroviaria. Non solo grandi opere bloccate dai debiti dell’ex Giunta “champagne”. A Parma altri tre cantieri potrebbero togliere il sonno a Mario Ciclosi, il commissario chiamato a fare ordine dopo gli anni spensierati del centrodestra. Si tratta di progetti privati, meno in vista dei “kolossal” edilizi avviati dalle società partecipate ma che fonti vicine al Comune definiscono “tra le questioni urbanistiche più bollenti all’ordine del giorno” nella Parma “anno zero” del dopo Vignali.

Opere misteriose, approvate dal Consiglio comunale e poi sparite con un tratto di penna. Oppure negozi a cui il Municipio non riconosce titoli commerciali e, ancora, quartierini residenziali pronti a venir su senza i titoli edilizi. Storie strane, cantieri sui quali si addensano nuvoloni. L’attenzione di tutti, certo, è per le più ambiziose iniziative rimaste al palo dopo la caduta della Giunta con i 600 milioni di debiti lasciati in eredità alle municipalizzate. Così è per l’immenso cantiere della stazione ferroviaria, in attesa di finanziamenti per la seconda tranche. Così pure per la Scuola europea, supercollege da 30miloni di euro e per la Stu Pasubio: gigantesca scommessa edilizia da 4mila euro al metro quadro che rischia di restare senza acquirenti. Ma mentre la città guarda alle ruspe ferme, in periferia le gru all’orizzonte si tramutano in grossi punti di domanda: in gialli amministrativi e fonti di altri dubbi.

E’ il caso del complesso alberghiero progettato in via Baganzola. Varato dal Comune, il progetto è poi sparito nel Piano di rischio aeroportuale, un documento stilato dai tecnici del Municipio e vidimato dall’Enac (l’Ente per l’aviazione civile). Siamo infatti poco distanti dall’aeroporto Giuseppe Verdi, accanto all’area Fiere che gli urbanisti chiamano 26S3 subambito della zona di tutela A. Qui nel 2006 l’Impresa Tacca e la House Group srl avevano acquistato terreni e vecchi edifici. L’idea era di riqualificare la zona per farne un residence con albergo e ristorante. Con le due società lo scorso aprile 2011 il Servizio pianificazione del Comune firma infatti un accordo poi ratificato dal Consiglio comunale il 27 maggio. Oggetto: variante al Poc, il Piano operativo per la realizzazione di un nuovo albergo. Sembra filare tutto liscio e invece no. “Da alcune indiscrezioni – afferma Vanni Tacca, titolare delle società – ci risulta ora che l’intesa sia stata vanificata proprio dal Piano di rischio Enac”. Il documento, mancante da anni, non è ancora stato approvato dal Comune tuttavia “presenta una clamorosa anomalia” denuncia Tacca: “Alla voce ‘Volumi costruzioni previsti’ nell’area di nostra proprietà sta scritto ‘zero’ contrariamente a quanto previsto”. Insomma l’albergo di via Baganzola sarebbe sparito uscendo dalla finestra. Possibile? Il documento inoltre è vincolante, dunque impedisce l’avvio dei lavori. “Eppure l’unica raccomandazione giuntaci da Enac – spiega Tacca – fu che le nuove costruzioni non prevedessero un eccessivo carico antropico, ossia una frequenza massiccia di persone: clausola rispettata”. Altra stranezza: nello stesso subambito 26S3 si trova anche il cantiere del terzo supermercato Esselunga. Qui però i lavori sono già ripartiti, le ruspe sono tornate a ruggire dopo uno stop di mesi in attesa del Piano di rischio. “Eppure un supermercato prevede un carico antropico ben superiore” fa notare Tacca che conclude: “Poco distante, inoltre, sempre in zona aeroporto sono già state concesse copiose ed importanti licenze edilizie, in una parte sembra proprio per realizzare una struttura alberghiera”.

C’è l’albergo a scomparsa ma c’è anche il cantiere che “non è un cantiere”. Il secondo mistero edilizio si trova in via Budellungo, accanto al civico 27. Qui un vasto terreno – per i tecnici subambito di trasformazione 20 S2  – è stato delimitato con classiche reti arancioni prive però di cartelli esplicativi. All’interno si vede una gru smontata mentre vari cumuli di terra e uno stradello “di circa 250 metri” fanno pensare a lavori in corso. Gli abitanti della zona, guidati dal civilista Arrigo Allegri – mastino già alle calcagna del Comune su inceneritore e Ospedale vecchio – hanno presentato un esposto in Comune per “opere ABUSIVE” (scritto tutto maiuscolo) dopo essersi accorti che il Pua, il Piano urbanistico attuativo relativo al subambito 20 S2 non è stato ancora approvato. Cioè qualcuno in via Budellungo starebbe costruendo senza il permesso. Proprietaria dell’area è la Nuova mondo Immobiliare, una srl che si avvale come progettista di Vittorio Guasti: architetto e nome di peso della politica locale, Guasti è un ex senatore di Forza Italia, ex vicesindaco di Parma, ex consigliere comunale e membro della Commissione urbanistica. In questo caso dalla matita del senatore berlusconiano dovrebbe venir fuori un quartierino con case unifamiliari. Il Pua, però, ancora non ha avuto il via libera. “Ma quali lavori abusivi, quale cantiere?” perde la pazienza proprio Guasti. “Sul terreno – spiega – al momento non è presente alcun cantiere, esiste soltanto un pianivolumetrico ancora in corso di discussione. I cumuli di terra? Resti di lavori svolti da Iren, che in zona ha collocato tubature per il teleriscaldamento”. Interpellata in merito, però, Iren smentisce in parte: “E’ vero, in quel tratto di via Budellungo abbiamo lavorato alla posa di tubature, ma il nostro intervento risale ormai ad un anno fa”. E allora quella rete da cantiere a chi appartiene? Insomma: su questo pezzo di terra qualche costruttore ha giocato di acceleratore ?

Terzo e ultimo thriller in chiave amministrativo-edilizio è quello del centro commerciale “fantasma”, come è stato definito: uno shopping center a cui, nella sostanza, il Comune nega di aver concesso autorizzazioni “alla vendita al dettaglio e/o all’ingrosso”. Eppure il Parco commerciale della bresciana Arco Immobiliare srl è quasi pronto, ben visibile accanto all’Ikea in zona Ugozzolo: sempre là, nel triangolo delle Bermuda dell’edilizia, lo stesso in cui sorge il termovalorizzatore sospettato di abuso. Proprio in questi giorni l’Amministrazione cittadina avrebbe dovuto approvare la variante per il rilascio delle licenze di vendita alla Arco: non solo i documenti non sono arrivati, ma dal Municipio è giunto uno stop inatteso. “Le autorizzazioni concesse per l’edificazione in un’area commerciale – spiegano dai Portici del grano – non implicano necessariamente i titoli per la vendita”. Non è detto cioè che uno shopping center sia finalizzato allo shopping. Sembra il gioco delle tre carte ma c’è anche un documento ufficiale del Comune: “Si precisa che i titoli abilitativi (…) non contemplano superfici adibite alla vendita al dettaglio e/o all’ingrosso” vi si legge. “Le cose secondo noi stanno diversamente – commentano dalla Arco Immobiliare – basti ricordare che, in accordo con il Comune, abbiamo già realizzato diverse opere al servizio dell’intera zona interessata sostenendo costi per oltre 18 milioni di euro”. In ogni caso le carte tecniche, rintracciabili sul sito web del Municipio, paiono chiarissime: il Poc vigente, il Piano operativo comunale, nella scheda norma D11 “Strada Ugozzolo” parla esplicitamente di “funzione attribuita all’area volta alla realizzazione di un parco commerciale”. Ma sullo sfondo di Ugozzolo, intanto, si staglia la sagoma di un secondo centro commerciale. E’ il Parma Retail, in costruzione ad opera del gruppo Cesi e della brianzola Policentro. Ed è proprio la Policentro a minacciare di portare la vicenda in tribunale: “Non riesco a comprendere – dice il direttore Massimo Teppa – come non ci sia un’autorità in grado di intervenire. Da parte nostra stiamo comunque valutando un’azione legale”.

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