Sabato scorso è morto Kim Jong-il, il “caro leader”, il “leader supremo”, il “generalissimo”della Repubblica Democratica Popolare di Corea. Ha governato in modo dispotico un paese chiuso socialmente ed economicamente, tenendo il resto del mondo a distanza con un programma atomico a scopo bellico culminato con il primo test nucleare del 2006. Mentre circa due milioni persone muoiono tutt’ora di fame.

I media di Stato hanno chiesto ai cittadini di “seguire lealmente” il figlio terzogenito Kim Jong-un, classe 1982 o 1983 e “avanguardia della rivoluzione”, designato alla successione già nel 2010, anche se il potere era saldamente in mano al padre. Questi aveva nominato una sorta di “governo ombra” con il compito di guidare il giovane inesperto nella difficile fase di transizione e, soprattutto, di continuare un sistema di potere dittatoriale degno del suo e di quello del nonno, Kim Il Sung, primo ministro e poi presidente nel periodo 1948-1994, quello che ha fondato il pervasivo culto della personalità passato a Kim Jong-il, alla guida del paese sin dalla morte del padre.
Secondo la biografia ufficiale Kim Jong-il è nato nel 1942 in un campo militare segreto sulle montagne Baekdu, al confine fra Cina e Corea del Nord, da dove suo padre, installato dall’allora Unione Sovietica, stava combattendo la guerriglia contro le forze di occupazione giapponesi, rimaste nel paese dal 1910 al 1945. La montagna dove è nato in Corea è diventata quasi oggetto di culto, benché dai servizi segreti sovietici risulti che Kim è nato nel 1941 in un campo profughi vicino a Khabarovsk, una città russa a circa 30 chilometri dal confine cinese. Come primo successore dinastico di un regime comunista, il culto della personalità del padre è stato costruito intorno a Kim Jong-il sin da piccolo. Secondo i biografi a due mesi già parlava, nei tre anni di università ha scritto 6 opere e non meno di 1500 libri e subito dopo è diventato un campione assoluto di golf. Era anche un architetto e un direttore cinematografico geniale.

Intanto, la Corea era sempre aiutata da Mosca, mentre gli Stati Uniti aumentavano gli impegni con la Corea del Sud, aiutandola a farla nascere e crescere come nazione capitalista e sostenendola a fianco delle Nazioni Unite nella guerra fra Nord e Sud Corea (1950-1953). La Corea del Nord era aiutata, oltre che a livello militare dall’Unione Sovietica, anche dalla Cina. Le due Coree però erano già divise perché dopo la resa del Giappone, alla fine della Seconda guerra mondiale, l’amministrazione statunitense aveva diviso la penisola coreana lungo il 38esimo parallelo. Le truppe americane avevano occupato la parte meridionale, mentre la parte settentrionale era stata occupata dalle truppe sovietiche.

Favorevole alla riunificazione della Corea, nel 1977 Kim Jong-il è stato tra i fondatori del Comitato Internazionale di Collegamento per l’indipendente e pacifica riunificazione della Corea, ma senza esito positivo. Già segretario del Partito dei lavoratori, la sua carriera politica è avanzata realmente nel 1991, quando ha assunto anche la carica di comandante supremo delle forze armate. Un ruolo fondamentale nella politica e nella vita coreana. Ma alla morte del padre nel 1994 gli ci sono voluti 3 anni per consolidare il potere a causa delle trattative fra il Partito del lavoro e i militari, fino a che nel 1997 è diventato Segretario generale del Partito dei lavoratori e presidente della Commissione Nazionale di Difesa. Kim non è mai diventato presidente della repubblica perché suo padre, secondo la nuova Costituzione del 1998, lo è “in eterno”. Dal 1997, benché ufficialmente non abbia bisogno del voto popolare, ogni cinque anni Kim Jong-il è stato puntualmente rieletto nella Suprema assemblea del popolo, il Parlamento unicamerale che rappresenta contadini, operai, intellettuali e militari dominato da un unico partito, il Partito dei lavoratori.

La Suprema assemblea delega de facto l’autorità al Presidio, scelto fra i suoi membri, di cui faceva parte Kim Jong-il. Secondo la Costituzione, l’assemblea è il più alto organo statale ma serve in pratica solo per accettare le decisioni del Partito del Lavoratori e del Presidio. Benché si riunisca una o due volte l’anno per diversi giorni a volta, approva le proposte del governo trasformandole in legge quasi senza dibattito o modifiche.

La situazione economica della Corea per tutti gli anni 90 è stata molto difficile per la cattiva gestione della terra, l’incapacità di importare i beni necessari all’industria per la fine dell’Unione Sovietica e l’allontanamento della Cina e le diverse inondazioni, tutti fattori che hanno portato a una paurosa carestia. Per rinforzare il paese e il regime Kim Jong-il ha adottato ufficialmente il Songun, cioè la “politica dell’Esercito del popolo”, che mette al primo posto l’esercito in tutti gli affari di Stato e mette nelle sue mani le risorse nazionali. Dal decennio successivo la politica coreana è dominata dall’ideologia dei “militari al primo posto”, mentre la “Costruzione dell’economia secondo i militari al primo posto” costituisce di fatto il sistema economico. Per uscire dalla crisi Kim Jong-il fa anche dei passi verso delle moderate riforme economiche. Durante una visita in Cina del 2006, esprime ammirazione per il suo rapido progresso economico. Ma le condizioni di vita del paese, isolato economicamente e politicamente, con un’economia fondata sull’industria pesante e fortemente centralizzata, sono sempre più disastrose, mitigate appena dagli aiuti internazionali anche da parte della Corea del Sud. Anche la situazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani, secondo Amnesty International, è tuttora una delle peggiori del mondo.

Kim Jong-il non si è presentato a una serie di eventi di alto profilo politico nel 2008, incluso una parata militare per celebrare il 60esimo anniversario della fondazione della nazione. Questo ha confermato i pettegolezzi, mai confermati ufficialmente, che abbia avuto un attacco di cuore. Nell’agosto del 2010 il dittatore è andato per la seconda volta in visita in Cina nel suo speciale treno corazzato, facendo credere che si fosse ristabilito. Ma la preparazione della successione del figlio Kim Jong-un era già cominciata. In effetti, la televisione ha appena annunciato che sabato Kim Jong-il è morto di infarto mentre andava in treno a incontrare i lavoratori fuori della capitale Pyongyang.

Nei mesi scorsi il governo ha promesso che il 2012 vedrà un radicale cambiamento di stile di vita del popolo, che coinciderà con la “rinascita come nazione forte e prosperosa”. In questi ultimi mesi la televisione ha chiesto però ai cittadini di risparmiare sul cibo. Le probabilità che in futuro la situazione migliori realmente ci sono. Alla fine della settimana scorsa gli Stati Uniti e la Corea del Nord hanno quasi chiuso le lunghe negoziazioni per un accordo che vede una significativa donazione da parte degli Stati Uniti in cambio della sospensione del programma di uranio arricchito e dei test missilistici, la riammissione degli ispettori nucleari internazionali espulsi nel 2009 e la ripresa di un dialogo con la Corea del Sud.

Il funerale di Kim Jong-il è stato fissato per il 28 dicembre. Rimane l’incognita del figlio Kim Jong-un, già designato come leader della Corea, ma forse la nazione può cominciare a guardare avanti con più fiducia rispetto al passato.

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