Da oggi Greenpeace e Facebook sono alleati contro il carbone. Ci sono voluti venti mesi di campagna ambientalista ma alla fine ne è valsa la pena: il gigante dei social media si è schierato a fianco dell’associazione nella lotta alle fonti di energia fossile. Com’è stato possibile? Semplice, energia pulita altrimenti “ti tolgo l’amicizia”.

Il passo fatto da Facebook in questi giorni, con l’annuncio di alimentare i suoi data center con energia pulita e non con il carbone nonché di aiutare Greenpeace a promuovere le rinnovabili e a incoraggiare le grandi aziende che erogano energia a puntare sulle fonti pulite, è il risultato di un tam-tam di quasi due anni sul social media stesso, dove oltre 700mila utenti in tutto il mondo hanno aderito ad Unfriend Coal (Togli l’amicizia al carbone). Venti mesi di post, video e commenti per dire basta ad una delle fonti fossili più sporche al mondo.

Tutto inizia nel gennaio 2010, quando trapela la “notizia” che Facebook usa il carbone per alimentare il suo data center in Oregon, Stati Uniti. Il 19 febbraio sono già migliaia gli utenti del social media che si uniscono in gruppi inglesi (We want Facebook to run on 100% renewable energy) e spagnoli (Queremos que Facebook utilice 100% energía renovable) per chiedere a Facebook di convertirsi al 100 per cento alle rinnovabili.

Ormai l’onda verde non si arresta più. Nel luglio 2010 Facebook annuncia di aver raggiunto 500 milioni di utenti. Ben 500mila di questi chiedono a gran voce alla compagnia di abbandonare il carbone, e scrivono direttamente a sua maestà Mark Zuckerberg. Da lì a poco le iniziative non si contano più, dall’adesione spontanea di testimonial internazionali (rigorosamente su Facebook) a competizioni fotografiche di artisti internazionali (come a Stoccolma). A metà 2011 Greenpeace pubblica un interessante rapporto (“How dirty is your data?”) su quanto inquinano i data center delle principali compagnie informatiche (Akamai, Amazon.com, Apple, Facebook, Google, HP, IBM, Microsoft, Twitter e Yahoo), e proprio Facebook risulta una delle più avvezze al carbone.

La decisione di fine ottobre di Facebook di costruire il suo primo centro dati europeo a Luleå in Svezia, vicino al circolo polare artico, apre la strada all’utilizzo di metodi di raffreddamento naturali e dell’energia idroelettrica prodotta nella zona Infine, qualche giorno fa, ecco il grande annuncio da parte di Tzeporah Berman, co-direttrice della campagna Energia e Clima di Greenpeace International: “Greenpeace e Facebook lavoreranno da oggi insieme per convincere i principali produttori di energia ad abbandonare il carbone e a investire sulle rinnovabili. Solo perseguendo la strada delle energie pulite sarà possibile lottare contro i cambiamenti climatici, rafforzare l’economia e tutelare la salute dei cittadini”. Insomma, alla fine Greenpeace, e i 700milautenti di Facebook, ce l’hanno fatta. “Facebook guarda lontano, a un giorno in cui le fonti energetiche primarie saranno pulite e rinnovabili, e stiamo lavorando con Greenpeace e con altri per far sì che quel giorno sia sempre più vicino”, ha detto Marcy Scott Lynn del Facebook’s sustainability program. “Da oggi, la nostra politica sulla localizzazione dei data center favorirà l’accesso alle fonti rinnovabili e con Greenpeace metteremo la forza del nostro network al servizio del pianeta”.

In attesa di capire se e quanto alle parole seguiranno i fatti, Facebook e Greenpeace rilanciano “la sfida alle altre aziende dell’IT e del cloud computing come Apple, IBM, Microsoft e Twitter”, dice Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Insomma, bisogna solo decidere da chi iniziare.

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