Non c’è tempo per il lutto nello stato messicano di Guerrero, a poche ore dalla morte di due studenti durante una manifestazione. La pressione per far emergere le responsabilità della polizia sta coinvolgendo mezzi di informazione, cittadini e il movimento studentesco. Nello stato si sono svolte varie manifestazioni di protesta per denunciare la violenza senza limiti degli agenti.

Era lunedì quando gli studenti di Chipancingo, capitale dello stato di Guerrero, nel sud est del Messico, nel corso di una manifestazione in difesa della scuola normale rurale ‘Raúl Isidro Burgos’ di Ayotzinapa, avevano iniziato a occupare un tratto dell’autostrada del Sol. Chiedevano di incontrare il governatore che aveva promesso nuovi professori e nuove classi per l’istituto.

Circa duecento agenti sono intervenuti con gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti, ma ricevendo in risposta pietre e cocktail molotov. Secondo una prima ricostruzione una delle bottiglie incendiarie avrebbe colpito i dintorni di una stazione di servizio. Da qui è partita la carica della polizia e le versioni diventano discordanti. Secondo le autorità gli agenti avrebbero sparato in aria per evitare la distruzione della pompa di benzina.

In realtà dopo la carica a terra sono rimasti senza vita due studenti, Gabriel Echevarria de Jesus e Jorge Alexis Herrera Pino. Altri 15 i feriti tra cui anche alcuni automobilisti. Una ventina di studenti in seguito sono stati arrestati ed ora denunciano percosse e torture.

Nelle ore successive con una nuova versione le autorità attribuivano la responsabilità della violenza a degli infiltrati armati di fucili AK 47. Una tesi subito smentita dai media messicani che hanno pubblicato fotografie e video in cui vengono ritratti agenti dello stato di Guerrero in abiti civili che insieme e a membri della Polizia federale sparano contro gli studenti.

In una sequenza fotografica pubblicata dal quotidiano Reforma, viene ritratto uno dei due giovani poi colpiti a morte, Gabriel Echevarria de Jesus mentre corre verso la polizia. Impugna una pietra grande come un’arancia. Nello scatto immdiatamente successivo giace a terra, senza vita. Poco distante compare il corpo dell’altro giovane deceduto. Uno dei due è stato colpito alla testa.

Di fronte all’ondata di proteste e sgomento per tanta violenza, il governatore Ángel Aguirre Rivero, ha destituito il procuratore generale e il capo della polizia. Ma in queste ore i cittadini scesi in piazza nelle città di Guerrero chiedono le dimissioni dello stesso governatore. “Ora vogliono lavarsi le mani – dice l’attivista messicana Estela Arroyo Castro – ma dobbiamo trovare i responsabili, i mandanti di questo crimine. Siamo costernati e tristi. Non dovevano colpire gli studenti”. A Guerrero è in preparazione una grande manifestazione che unisca organizzazioni sindacali, associazioni per i diritti umani, e cittadini, per indurre alle dimissioni il governatore Ángel Aguirre Rivero, già tristemente famoso per le repressioni violente di proteste sociali.

In passato Aguirre Rivero sempre a Guerrero, era appena arrivato al potere quando nel 1995 il suo predecessore aveva trasformato una protesta di contadini in un massacro. 17 contadini della cittadina di Aguas Blancas furono trucidati mentre stavano per partecipare ad una manifestazione. Aguirre Rivero fece tutto il possibile perché il crimine rimanesse impunito.

“Non ci sono parole per lenire il dolore per queste morti – ha aggiunto Estela Arroyo Castro – gli studenti erano figli di contadini, gente povera che cercava di uscire dalla miseria. La nostra denuncia sarà portata fino a Congresso”.

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