Accetta di parlare al telefono, ma niente interviste video. “Lavoro fuori città e da quando è scoppiata questa vicenda sono fin troppo sotto pressione”. Dunque chiede che lo si definisca solo il coordinatore del circolo di Casapound Pistoia. Niente generalità, nemmeno il nome proprio. “Non per vergogna”, precisa, ma per evitare di essere accostato a una strage da cui prendere le distanze. E si accalora quando si fa cenno alla manifestazione antifascista che alle 17 in programma a Pistoia in piazza Duomo e un’ora più tardi a Firenze, in piazza Dalmazia.

“Gli antifascisti usano i morti senegalesi per prendersela con noi, che non c’entriamo niente. Abbiamo già espresso solidarietà alla loro comunità”, aggiunge. E poi dice che sì, Gianluca Casseri era una faccia nota nel loro circolo, in via Porta San Marco. “Lo conoscevamo perché si era presentato un po’ di tempo fa portandoci un suo romanzo non politico ambientato nell’Europa dell’Est dell’Ottocento. Noi abbiamo una libreria nel nostro circolo e lui era della montagna pistoiese così, anche successivamente, aveva partecipato a iniziative, ma così, come tanti altri nostri simpatizzanti. Non era tesserato e ultimamente veniva molto di rado perché si era trasferito a Firenze”.

Video di David Marceddu

Rispetto all’atteggiamento di Casseri, il coordinatore pistoiese di Casapound dà una descrizione che non si discosta da altri ritratti fatti di lui. “Era una persona di 50 anni”, dice, “e invece noi bene o male siamo tutti ragazzi di 20 e 30 anni, ci conosciamo molto bene, da tempo. Lui era un uomo molto introverso, era chiuso, un solitario. Non è che proprio riuscisse a integrarsi benissimo nell’ambiente. Dunque era un simpatizzante saltuario come ce ne sono decine”.

Malgrado la misantropia non celata e la difficoltà di relazione anche con chi professava idee politiche simili alle sue, agli altri frequentatori di Casapound Casseri non avrebbe mai dato l’impressione di essere uno pericoloso. “Non mi ricordo alcun episodio per cui si era fatto notare”, dice l’esponente neofascista toscano, “un comportamento strano, eccentrico o particolare”.

E di qui parte alla carica di chi sta chiedendo la chiusura del circolo pistoiese, di quello fiorentino e degli altri, distribuiti in tutta Italia. “Le opposte parti politiche hanno colto la palla al balzo per strumentalizzare una vicenda di cui non capisco la valenza politica. Faccio un esempio. Mi ricordo che un paio d’anni fa arrestarono a Roma uno stupratore seriale e venne immediatamente fuori che era il coordinatore di un circolo del Pd all’Eur. Non era un simpatizzante, ma proprio il coordinatore. Non credo che i giornalisti abbiano telefonato a Pierluigi Bersani per chiedergli cosa ne pensasse”.

“Io stesso”, prosegue, “non mi sarei mai sognato di addebitare a un’associazione, un movimento o un partito di provenienza una qualsiasi responsabilità. In quel caso, come nel nostro, è palese che si tratta del gesto di un folle le cui azioni non hanno niente a che vedere con altri che lo conoscessero o che militassero nelle stesse fila. Nella campagna contro di noi non vedo onestamente il nesso”.

Il nesso, però, qualcuno deve averlo visto nel riferimento ai “gironi infernali della società multirazzista ”, come vengono definiti nel documento programmatico di Casapound, da combattere con la “rimozione della cause dell’immigrazione ”. Una rimozione che per Gianluca Casseri deve essere stata intesa in termini troppo radicali.

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