Ho visitato la Fiera della piccola e media editoria ‘Più Libri Più Liberi’ tenutasi dal 7 all’11 dicembre a Roma. La Fiera – al suo decimo anno – era allegra, colorata e affollatissima. In certi orari non si camminava più: ci si doveva lasciar trasportare dal flusso.

La piccola e media editoria mi è sembrata un mondo a parte: più colorato e colorito, molto vario e più efficacemente alternativo. Molta attenzione ai ragazzi, futuri lettori, e molta più cura della grafica (che serve per attrarre quando non si è un grosso gruppo editoriale, evidentemente).

Subito, però, ho notato la preponderanza di alcuni filoni editoriali, del tipo: cucina (io stessa ho acquistato ben 12 libri) ed editoria&giornalismo, in una sorta di meta-discorso.

La mia giornalistica (nonché gattesca) curiosità mi ha spinto ad intervistare qualcuno per confrontare le mie impressioni. Così ho chiacchierato con Rita Monastero, autrice di “Lievito e coccole” (Felici Ed.). Premetto di aver acquistato il libro perché io stessa considero i prodotti lievitati una sorta di coccola per l’anima, sia quando ne mangio, sia quando li preparo (con alterne sfortune, confesso). Rita, confortata in merito anche dalla titolare della Debatte Ed. (I Piatti del Cuore, acquistato parimenti), mi ha detto che in tempi di crisi la cucina diventa: a) una sorta di scacciapensieri; b) una forma di downsizing, quasi a volersi ridimensionare psicologicamente ed economicamente; c) un ritorno alle cose semplici ed essenziali in un periodo di paure ed incertezze.

Infatti, tra i libri di cucina, i più venduti sono stati quelli delle ricette ‘povere’, fatte per gli avanzi o per i prodotti dell’orto-giardino, e non i patinati libri di grandi ed irraggiungibili chef. (Tra l’altro, ho partecipato con soddisfazione alla presentazione di un libro di ricette kashèr – i cui dolci mi piacciono davvero tanto – durante la quale si potevano degustare i piatti citati e infine ho pure acquistato un libro dal titolo Una psicologa in cucina – SOVERA).

Per quanto riguarda il secondo filone (cioè l’editoria, il giornalismo e la scrittura creativa), ho notato che i libri su come diventare scrittori/giornalisti/editori-di-se-stessi erano in gran numero ed ampiamente promossi e pubblicizzati (uno su tutti: Cose che gli aspiranti scrittori farebbero meglio a non fare ma che fanno lo stesso, Perrone Ed. che con ansia leggerò nei prossimi giorni). Pare sia oggigiorno una tendenza oltremodo in crescita quella di illudere (e illudersi) di raggiungere facilmente successo con la scrittura. In tempi recenti, avevo altresì notato l’aumento in quantità e frequenza dei corsi di scrittura giornalistica e creativa.

A demolizione del mito sul mestiere di giornalista&scrittore, chiudo con due considerazioni: con la scrittura oggigiorno non si mangia (non mi stancherò mai di ripetere che il 99% delle cose che pubblico non viene remunerato) e che, come ho letto da qualche parte, il 50 per cento degli italiani scrive, mentre il restante 50 per cento non legge! In aumento pure gli insegnanti di scrittura creativa, perché c’è voglia di diventare scrittori.

Discorso a parte per l’editoria partecipata, l’editoria a pagamento (avete di certo letto annunci del tipo: “Hai scritto un libro? Pubblicalo con noi!“), o il self-publishing: allora sì che diventa più funzionale che tutti possano diventare o improvvisarsi scrittori.

La Fiera è stata un successo, ho riempito la valigia di libri e gli occhi di colori. (En passant, ci sono andata anche per presentare il nostro libro – Come Pesci nella Rete con Federico Mello e Cesare Buquicchio). Ho un anno per sperimentare i libri di ricette, chissà mai passi il default più velocemente.

di Marika Borrelli

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