Trema il settore dei prodotti Bio e trema la grande distribuzione italiana, fra guerre fratricide e le rivolte schiavili dei propri Spartacus da bancale. A rigor di logica, un alimento biologico, prodotto organico e a km zero, dovrebbe costare di meno. Niente ricerca e sviluppo, niente pesticidi o sostanze chimiche, niente additivi, poco trasporto. Eppure così non è. Il Bio è borghese e costa, e il contadino non può più permetterselo. Visto il prezzo delle materie prime, se lavori la terra fai la spesa al discount. Di fronte all’esplodere dei paradossi, per risparmiare e vivere sano non resta che smetterla di lavarci la coscienza con il biologico di comodo – quello a portata di mano, al banco frigo più vicino. Non resta che alzare il fondoschiena dal divano e recarsi alla fattoria più vicina, uno due o tre weekend all’anno, e fare provviste per il lungo inverno davanti.
Commento di Lillo Montalto Monella

Scandalo alimentare – Cosa c’è dietro il falso Bio

Pubblicato il 7 dicembre 2011
Autore: Christian Teevs
Testata: Spiegel
Traduzione a cura di Claudia Marruccelli per Italiadallestero.info

La scoperta di una banda di truffatori italiani fa tremare il settore dei prodotti bio e preoccupa i consumatori. I truffatori hanno piazzato anche sul mercato tedesco prodotti alimentari spacciandoli per biologici, spesso agevolati nei loro sporchi traffici da connivenze con le autorità competenti mentre controlli più severi ricadrebbero sui consumatori.

Amburgo – Chi acquista alimentari bio, spesso lo fa mosso da buoni propositi: si fa qualcosa per la tutela dell’ambiente, in difesa degli animali e, come pensa quasi l’80% dei consumatori, anche per la propria salute. Gli esperti però non sono tutti d’accordo, anche se le vicende della carne avariata, delle uova alla diossina e altri scandali che hanno coinvolto la produzione alimentare tradizionale, hanno favorito il boom dei prodotti bio, un tempo considerati  un settore di nicchia.

Potrebbe essere molto più catastrofico per i produttori e i commercianti, il contraccolpo subito dal recente scandalo sugli alimentari. Non sempre quello che  si presenta nella confezione come bio di fatto lo è. Una banda di truffatori italiani ha spacciato per biologici 700.000 tonnellate di prodotti alimentari. Farina, soia e frutta secca per un valore di 220 milioni di euro sono stati esportati in numerosi paesi d’Europa, tra cui  anche la Germania. Il mercato italiano degli alimenti biologici è cresciuto di tre miliardi di euro nell’ultimo anno.

Esponenti del mondo ecologico hanno tenuto a precisare mercoledì che questa truffa è solo un caso sporadico: sono tutti concordi nel dichiarare che il marchio bio il più sicuro di tutti. In nessun altro settore i controlli sono tanto accurati quanto in quello degli alimenti prodotti in modo ecologico. Ma è davvero così? L’associazione per la difesa dei consumatori ha qualche dubbio. Sostanzialmente le ispezioni da parte delle autorità e delle aziende private di controllo funzionano, dice Silke Schwartau dell’associazione dei consumatori di Amburgo. Però il sistema, in particolare all’estero, non è del tutto perfetto, tenuto conto che il personale addetto ai controllo non è davvero affidabile. “Se poi il lavoro dipende da chi ogni tanto chiude un occhio, allora questo non esclude che vengano commessi errori” avverte la Schwartau.

Le autorità cinesi sono conniventi con i truffatori
Nelle scorse settimane proprio i media nazionali hanno riferito casi di truffa in Cina: alcuni ispettori hanno concesso il marchio bio,  in cambio di soldi. Per un paio di migliaia di dollari si può ottenere la certificazione bio, senza che siano state rispettate le condizioni necessarie, ossia assenza di uso di pesticidi o alimenti geneticamente modificati, minor uso di additivi e osservanza di standard più elevati  nell’allevamento degli animali.

Anche l’associazione italiana per gli alimenti bio rivendica controlli più accurati. La vicenda mostra punti deboli soprattutto nel controllo delle materie prime importate e impiegate nelle colture della soia e dell’orzo, ma anche nei controlli della catena di produzione più lunga, per esempio per il pane o la pasta. Secondo l’associazione, il settore dovrebbe essere controllato più seriamente per impedire “l’infiltrazione della mafia in un settore in via di espansione”. La banda di truffatori ha chiaramente trovato un aiuto nell’ambito dei controlli privati, infatti il direttore del centro di certificazione è stato arrestato. La banda avrebbe acquistato alimenti tradizionali, spacciandoli per biologici e ottenendo il marchio bio europeo. Questa etichetta raffigurata da alcune stelline bianche su fondo verde esiste da solo tre anni, ma in Germania può essere anche affiancata da un marchio a forma esagonale [con la scritta “Bio”, NdT].

“Il miglior sistema di controllo non può impedire l’attività di bande criminali”, ha dichiarato Alexander Gerber dell’unione per l’agricoltura biologica, “ma può porre fine ai traffici illeciti, come in questo caso”. Quindi il pericolo che il consumatore tedesco acquisti prodotti illecitamente dichiarati bio è estremamente ristretto”. Gerber ritiene che i casi di truffa rappresentino meno dell’1% del fatturato complessivo dei prodotti bio. Però come è davvero la situazione riguardo la qualità dei controlli nella UE? Stephan Dabbert dell’Università di Hohenheim sta lavorando ad uno studio che intende proprio dare una risposta alla questione. I risultati saranno resi pubblici non prima di quattro settimane, dice Dabbert. Tuttavia appare già chiaro che “in linea di massima il sistema funziona, ma ci sono dei punti deboli”. Quindi Dabbert si sta battendo affinché vengano intensificati i controlli nelle gestioni a rischio, per esempio in quelle aziende che già in passato sono state colte in fallo, ma anche in quelle che producono sia prodotti tradizionali che biologici.

Il sistema di controllo perfetto sarebbe troppo costoso
Alcuni centri di controllo e autorità preposte si stanno già dando da fare in questo senso, dice Dabbert, ma non proprio in tutta Europa. Riferendosi alla vicenda italiana l’agronomo raccomanda inoltre di tenere sotto controllo in particolare quelle aziende che potrebbero causare seri danni al mercato. “Quindi società  che producono autonomamente molti alimenti o che riforniscono – per esempio di mangimi – un gran numero di produttori”. L’opinione di Dabbert è che anche così non è possibile escludere del tutto le truffe. “Un sistema di controllo perfetto però non ha alcun senso. I costi sarebbero troppo elevati”. Cioè: alla fine il consumatore risentirebbe dei prezzi troppo cari e nel dubbio non acquisterebbe più prodotti bio.

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