Il discorso di Obama in Kansas

Campione della classe media contro gli interessi di una “piccola èlite” che si è impadronita della ricchezza nazionale. Difensore dei settori più poveri del Paese, della gente che lavora “per tirar su la famiglia, mettere da parte qualche risparmio, comprarsi una casa”. Erede della tradizione del “New Nationalism” di Teddy Roosevelt, il presidente che esaltò il ruolo del governo come strumento di giustizia sociale e mise in guardia contro gli abusi dei più ricchi. E’ il ritratto che Obama ha dato di sé nello heartland d’America, in una palestra a Osawatomie, Kansas, un villaggio di 4500 persone che votano a maggioranza repubblicano ma che sono duramente colpite da disoccupazione, calo dei redditi, pignoramenti delle case.

E’ stato, quello di Osawatomie, il discorso più importante tra quelli pronunciati in campagna elettorale dal presidente degli Stati Uniti. E’ stato, in molti sensi, un discorso ‘storico’: sia per la ripresa esplicita, in alcuni casi persino letterale, delle parole che Teddy Roosevelt pronunciò proprio in questo villaggio nel 1910 (allora l’appello a un’America più giusta e umana fu duramente criticato dal partito repubblicano, il partito di Roosevelt); sia per la forza con cui Obama ha anteposto i bisogni ‘reali’ degli americani – lavoro, sanità, scuola, casa – a una visione puramente finanziaria della crisi, agli interessi di Wall Street e di una minoranza di privilegiati.

“Il reddito medio dell’ 1 per cento più ricco della popolazione è salito del 250 per cento, fino a 1,2 milioni di dollari all’anno”, ha detto Obama, adottando linguaggio e sostanza politica diffusi dal movimento di “Occupy Wall Street” in questi mesi. Dopo più di un secolo passato a costruire la classe media, “il fondamento della nostra Nazione”, ha spiegato Obama, questa stessa classe media è lentamente erosa dalle politiche dei repubblicani, intese a ridurre dimensione e scopi del governo. “Pochi tra coloro che hanno contribuito al successo della nostra economia ne hanno effettivamente beneficiato… Si tratta di una verità evidente, che non ha niente a che fare con la lotta di classe, ma che riguarda il futuro di questo Paese”.

La radicalità del messaggio che Barack Obama ha portato fino in Kansas ha un obiettivo politico immediato e uno di più lungo periodo. L’obiettivo immediato è quello di rilanciare il suo piano di incentivi per il lavoro da 447 miliardi, che ristagna al Congresso da mesi grazie all’opposizione dei repubblicani. La Casa Bianca preme anche per un’ulteriore riduzione della payroll tax, il contributo che i lavoratori dipendenti pagano per la Sicurezza Sociale, e che verrebbe portato al 3,1 per cento, dall’attuale 4,2 per cento (il governo federale si rivarrebbe dei mancati introiti con una sovrattassa sui redditi superiori al milione di dollari annuo).

C’è poi un disegno più vasto e ambizioso, dietro il discorso di Obama a Osawatomie. Il presidente e i suoi collaboratori si sono accorti che per vincere queste elezioni bisogna potenziare il messaggio popolare e populistico. Nessun presidente è mai stato rieletto alla Casa Bianca, dai tempi della Grande Depressione, con una percentuale di senza lavoro pari all’8,6 per cento (il tasso attuale di disoccupazione negli USA). Lavoro, redditi in calo, protezioni sociali – i temi oggi più sentiti dalla maggioranza degli americani – sono allora gli strumenti politici di cui Obama vuole impadronirsi, dipingendo al tempo stesso i repubblicani come i paladini di una minoranza egoista e privilegiata.

Il presidente si sente così sicuro di questa strategia da portarla sin nell’heartland conservatore e repubblicano, lontano anche da quegli swing states, come la Pennsylvania, che sinora sono stati centrali nella sua campagna elettorale. Il presidente si sente così sicuro di questa strategia da scherzarci persino sopra. “Per il suo messaggio di giustizia, Roosevelt fu chiamato radicale, socialista, comunista – ha detto, ridendo, Obama -. E’ un’accusa cui siamo abituati”.

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