Non credo che possa tradursi in realtà l’intenzione del governo di sciogliere consigli e giunte provinciali prima della scadenza del loro mandato. Per decreto poi.  Mi sembra un colpo di stato, essendo questi organi elettivi.
Ma anche se si addivenisse  (verbo da professori) alla più legale intenzione di scioglierle alla scadenza naturale del mandato, si tratta di un puro e semplice cedimento alla semplificazione demagogica e populista senza nessuna visione di insieme degli enti locali.

Molte delle nuove Province create negli ultimi anni sono forse superflue. Ma l’entità territoriale delle Province non lo è affatto. Innanzitutto perché sono profondamente radicate nella storia e nell’identità nazionale. Tanto che sulle province (intendo quelle storiche) e sui loro capoluoghi sono organizzate/i  anche le associazioni economiche e sindacali, la polizia, i partiti, non solo le targhe delle auto. Ma soprattutto: è  su una dimensione come quella delle province – cioè abbastanza larga da essere efficace, abbastanza vicina ai cittadini per essere  afferrabile e condizionabile dal basso – che si possono impostare tutte le politiche ecologiche e moderne: piani del traffico, dell’energia, dei rifiuti, gestioni delle strade etc.

Non si deve pensare alle grandi città, a Milano Roma Torino e Napoli attorno alle quali dovrebbero sorgere le istituende Città Metropolitane. Si deve pensare alle decine di altre realtà. Se si tratta di diminuire i costi della politica, se si tratta di scegliere tra diminuirli a livello parlamentare nazionale, a livello regionale, a livello provinciale o comunale, beh sarebbe meglio avere, al contrario, più forza alle Province e un po’ meno agli altri tre livelli. La stessa Grecia (la Grecia) ha ridotto il numero di Comuni, Province e Regioni  procedendo ad accorpamenti ma non ha abolito un livello politico di governo come si vuole fare qui. La colpa – se vogliamo dire così – delle Province è di non essersi profilate abbastanza. Di Pietro ha fatto il resto con le sue raccolte di firme.

Non credevo che un governo capace di essere così impopolare sulle pensioni fosse così superficiale e populista sugli enti locali. Non sanno neanche cosa sono, temo, né cosa possono essere. Speriamo che qualcuno li faccia ragionare altrimenti nei prossimi anni il sistema complessivo degli enti locali sarà impantanato in confusi traslochi senza senso, risparmiando solo spiccioli (le indennità a consiglieri e assessori) e facendo trionfare sempre più i localismi più piccoli.

Gli articoli sugli enti locali nel testo della manovra (14-22)

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