La vetrina è quella del Motor Show di Bologna. L’occasione invece è la presentazione di una nuova motocicletta, la 1199 Panigale Tricolore, superbike di ultima generazione che monta apparecchiature avveniristiche e il cui prezzo parte da 28 mila e 990 euro. Non esattamente uno scherzo, in tempi di crisi e sacrifici. Ma alla Fiera la vera ragione di festa per la Ducati Motor, fiore all’occhiello dell’industria emiliana, è un’altra. Secondo l’azienda, il 2011 sarebbe l’anno migliore della sua storia.

Lo ha dichiarato l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, che ha tessuto le lodi della casa. Facendo però un distinguo. Il mercato italiano, secondo l’ad, “è ormai fermo da cinque anni” mentre il merito del successo della Ducati va all’estero, dove i dati fanno la gioia di analisti, azionariato e investitori. Dati che parlano di 42 mila motociclette prodotte nel corso dell’anno che si chiudendo, e un fatturato che si assesta poco sotto quota 500 milioni.

“Gli Usa sono il nostro primo mercato”, ha aggiunto Del Torchio, “poi l’Italia e la Germania con una crescita di oltre il 30%. Ma stiamo crescendo molto anche in Estremo Oriente”. Per il futuro le “previsioni sono interessanti: grazie a questa moto (la 1199 Panigale Tricolore, ndr) e alle altre novità che abbiamo presentato, sono convinto che il 2012 sarà un altro anno di crescita”.

Lo scenario interno, ha spiegato ancora l’ad di Ducati, “ha dato ottimi risultati di quota di mercato, che è in crescita in maniera considerevole. Il problema è che tutto il mercato è sceso. Sono cinque anni che scende perché la propensione ai consumi è limitatissima. Da un lato siamo soddisfatti, ma anche preoccupati perché un’azienda internazionale non può prescindere da un mercato domestico importante”.

Non è passato molto tempo dalla festa della Ducati in piazza Maggiore. Location da film per ospitare i campioni di motociclismo Valentino Rossi e Nick Hayden, e con loro l’Emilia Romagna bene dell’economia e della politica. E la Fiom, per bocca del suo segretario provinciale, Bruno Papignani, unica a denunciare la possibile delocalizzazione della produzione – confermata in ottobre mentre la Malaguti annunciava la chiusura con la parola fine per i 170 lavoratori, parte dei quali già in cassa integrazione dell’inizio dell’anno – in Thailandia e in subordine Brasile.

Il 6 settembre, con qualche ora di anticipo rispetto allo sciopero generale che ha portato i cittadini di tutta Italia a sfilare, il sindacato aveva anche organizzato una Notte rossa davanti ai cancelli della Ducati Motor. Una veglia in attesa di sapere se fosse vero che la proprietà dell’azienda simbolo del capoluogo emiliano sarebbe passata, come sembrava, ai tedeschi della Mercedes.

“Continuo a ritenere che l’unità sindacale sia un valore imprescindibile – ha commentato Del Torchio – Ma penso che, di concerto con le organizzazioni, occorra avviare una strada, che riguarda noi nello specifico, ma anche tutta Italia, di ripresa di produttività e competitività. E lo si può fare soltanto lavorando insieme”. E sui rapporti tesi tra il manager del Lingotto e le organizzazioni sindacali, l’ad della Ducati ha scosso la testa: “Penso che Sergio Marchionne abbia i suoi buoni motivi. Non vorrei essere nei suoi panni”.

A margine della presentazione il top manager della Ducati si è soffermato anche sulla difficile situazione italiana. Per Del Torchio quella varata dal Governo è “una manovra importante, dolorosa e necessaria. Ma adesso bisogna davvero cominciare a pensare a tutti i temi della crescita, perché di tasse non si vive: di tasse si va in recessione e la recessione non farà che aggravare i problemi”.

g.z.

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