Dev’essere stato mentre ci stavamo occupando d’altro, probabilmente distratti dalla questione “età pensionabile”, ma anche a voi non può essere sfuggito che… i cantautori se ne stanno andando e parlo di quelli veri, non dei cloni che sarebbe meglio lo facessero. Oggi qualcuno annuncia il ritiro e domani qualcuno ci starà pensando, proprio mentre a qualcun altro viene appioppata la data termine neanche fosse uno yogurt.

Il primo – in tempi recenti  – fu Vasco, in arte Blasco, o forse no. Le sue prime ultime parole furono “mi dimetto da rockstar” e i fan lo implorarono che no sciorinandogli davanti una fotografia di Mick Jagger che, per fortuna, non l’ha mai nemmeno saputo. Allora qualcuno paventò una malattia, poi annunciò una frattura o una depressione e agli umani non rimase che aspettare. E ad aspettarlo alcuni andarono perfino davanti alla clinica trasalendo ad ogni movimento di tenda, avevano pronti i pupazzetti e i biglietti da attaccare al cancello e il web ribollì.

Fu proprio allora che lo sgangherato impenitente divenne anche incontinente e si attaccò alla web cam come fosse l’ultima bottiglia. Dal web lanciò attacchi violentissimi a tale Ligabue, un altro cantautore, anche lui emiliano, e omonimo di un pittore naif leggendario per essere vissuto e morto, invece, in povertà totale (si sa, a volte la Storia è crudele, o forse non è la Storia ad esserlo, forse è il marketing). Costui pare essere stato reo di avere riempito di pubblico un piccolo aeroporto in cui ha tenuto il suo unico concerto e il rivale pare non aver gradito, il Blasco avrebbe infatti allineati molti meno spettatori negli ultimi concerti, sempre decine di migliaia, ma troppo pochi per il suo ego e per i suoi produttori.

Cifre da capogiro per le quali altri musicisti farebbero carte false e parlo di musicisti veri, mica di individui che ti rifilano tiritere e litanie! Sta di fatto che i fan disorientati prima plaudono poi tacciono, pare che a loro essere scagliati in una rivalità dualistica non interessi poi molto e così, in questi anni di perfetta tiepidità, il Vasco (fortunatamente) guarisce, ma con la guarigione se ne va pure l’attenzione dei media.

John Frusciante se n’è nuovamente uscito dal gruppo e i Red Hot Chili Peppers affrontano la nuova tournèe orfani del loro geniale chitarrista, ma del resto anche Danilo Sacco lascia i Nomadi… o forse no? Di sicuro questo non fermerà il mitico Beppe Carletti, uno che ha perso un amico come Augusto non si spaventa facilmente.

Poi tocca alle cose serie e qui non si scherza più, i Rem si sono sciolti e l’hanno fatto con la serenità e la coerenza che, insieme a bravura ed eleganza, li hanno sempre contraddistinti. Anche Ivano Fossati è determinato a smettere di suonare e costui è un uomo di principi e gli si può ben credere, annuncia il disco, annuncia il ritiro e inizia la sua ultima tournèe. Il concerto è molto bello, quasi troppo perfino, molto rock e tanta malinconica bellezza, come un bicchiere di buon rum, se sarà l’ultimo lascerà un bel ricordo.

Infine arriva lo yogurt, cioè Francesco Guccini, qui invece è un baldo giornalista in vena di scoop (ma quale giornalista al giorno d’oggi non lo è) che gli appiccica la data di scadenza e suona l’allarme da ultimo concerto. Naturalmente non è vero, Francesco con l’amore per gli scherzi e la voglia di prendersi in giro che ha, il giorno che deciderà di farlo chissà cosa ci combinerà, magari convincerà i Poligrafici di Stato ad emettere un francobollo commemorativo, dopotutto se a Terry Gilliam hanno intitolato un asteroide a lui hanno dedicato una farfalla.

E mentre con la stessa leggerezza di una farfalla passa la splendida eterea cometa di Paul McCartney, che inaugurando una tournèe di concerti meravigliosi non ci pensa nemmeno un attimo a smettere di suonare, in un angolo delle nostre orecchie intanto se la ridono gli Who e i Rolling Stones che sono già ampiamente sopra la decina di tour d’addio a testa, una domanda risuona imperiosa: ma perché non sono mai quelli come Ramazzotti a smettere?

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