Fin qui era soltanto un sospetto, ma adesso a suffragarlo giungono i dati: negli Usa il colore della pelle è una variabile determinante per ottenere un’attenuazione delle pene. Così è stato durante la presidenza di George W. Bush, così continua a essere durante la presidenza di Barack Obama.

È quanto emerge da un lungo e dettagliato reportage pubblicato da Pro Publica, un sito web la cui missione è racchiusa nello slogan che campeggia accanto alla testata: Journalism in the Public Interest. Il reportage, suddiviso in più puntate e scritto da Dafna Linzer e Jennifer LaFleur, è intitolato Presidential Pardons. Shades of mercy (Perdoni presidenziali. Gradazioni di pietà). Analizzando i dati sull’accoglimento delle domande di presidential pardon presentate durante gli otto anni in cui Bush jr. ha governato gli Usa, le due giornaliste hanno scoperto che i condannati di pelle bianca hanno, rispetto ai condannati appartenenti a altre minoranze, una probabilità quattro volte superiore di vedere accolte le proprie istanze di clemenza.

I dati dicono che delle 1.918 richieste accolte fra il 2001 e il 2008, soltanto 13 riguardavano i casi di condannati non bianchi. Non sono invece disponibili i dati sulle richieste rigettate, e proprio su quelli Linzer e LaFleur hanno lavorato. Giungendo così a corroborare la tesi di partenza: che, quantomeno in termini statistici e senza guardare alla specificità dei casi, negli Usa la variabile razziale ha ancora una forte incidenza nell’atteggiamento che il sistema penale assume verso il reo. Una tendenza che durante la presidenza di Obama non pare essersi attenuata, se è vero che sulle 22 domande di presidential pardon accettate dal presidente in carica soltanto 2 hanno riguardato membri delle cosiddette minoranze.

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