Si chiama “Agrodolce“, ma il bilancio è decisamente amaro. La fiction di Raitre, voluta da Minoli, Agostino Saccà e dalla Regione Siciliana, doveva ricreare a Termini Imerese una nuova Cinecittà: 230 puntate girate, al costo di 100mila euro ciascuna. Nel 2007 la società Einstein vince l’appalto per produrre la prima serie. Ma oggi sostiene di avere perso più di 8 milioni di euro. Nel frattempo, Agrodolce è morta. Le 134 maestranze sono in cassa integrazione. Il tesoro dei fondi Fas verrà con tutta probabilità tolto all’isola dal Cipe. E Termini Imerese perderà un investimento totale di 46 milioni se, entro il 30 dicembre, la televisione di Stato e la giunta di Raffaele Lombardo, non troveranno una soluzione. Così oggi sul tavolo restano solo degli studi vuoti, le speranze deluse dei siciliani, lo spreco di soldi pubblici e un mare di singolari intercettazioni che raccontano: gli enormi interessi che vi erano dietro la serie tv, i casi di nepotismo e gli uomini in “odor di mafia” che vi ruotavano attorno (Leggi l’inchiesta del Fatto Quotidiano).

Ecco i sei capitoli della ricostruzione audio video che riassumono la vicenda.

Capitolo 1
Soap con i costi e la qualità del cinema

Capitolo 2
L’affaire degli studi di Termini Imerese

Capitolo 3
I raccomandati e quei personaggi in odor di mafia

Capitolo 4
Le location dove hanno transitato i boss di Cosa nostra

Capitolo 5
Minoli consiglia l’Einstein di far entrare un nuovo socio

Capitolo 6
Saccà: “Minoli mi suggerì di entrare come socio produttore di Agrodolce”

La versione intera sullo scandalo Agrodolce

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(e del giornalismo)

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