La tendopoli dietro la stazione Ostiense

C’è una tendopoli che sorge sopra un binario morto alla stazione Ostiense di Roma. Quella tendopoli ospita 150 persone, per lo più profughi afgani sotto i 30 anni. Fanno scalo qui per poi continuare la loro emigrazione verso il Nord Europa, ma a causa delle restrizioni europee in materia di immigrazione dettate dalla Dublino II, queste persone non possono fare richiesta d’asilo in Italia, altrimenti dovrebbero rimanere qui. Diventano irregolari, homeless, invisibili in attesa di ripartire a cui nessuno fa caso. A volte il loro soggiorno dura settimane, a volte mesi, anche più di sei. Dipende da quanto tempo impiegano per raccogliere i mille dollari necessari per ripartire (ne spendono dai 6 ai 10mila dall’Afghanista all’Europa). Intanto dormono dove possono.

L’ong Medu (Medici per i Diritti Umani) ha dato una mano ad allestire la tendopoli a Ostiense e attraverso il progetto “Un camper per i diritti dei rifugiati a Roma” ha fornito assistenza sanitaria a 687 pazienti in sei mesi, in gran parte migranti forzati in transito. Ma ora questa tendopoli e il progetto di Medu rischiano di essere smantellati dal prossimo cantiere dell’alta velocità. In realtà, lo snodo ferroviario principale dell’Alta Velocità romana dovrebbe interessare la stazione Tiburtina, ma a Ostiense si vogliono far sorgere diversi uffici connessi al cantiere. In particolare, proprio lì dove ora dormono senza acqua né riscaldamento centinaia di immigrati deve sorgere una scala mobile. E, come la Valsusa insegna, i tempi per iniziare i lavori sono brevissimi: intorno a Natale si deve partire.

“Sono dieci anni che esiste questa situazione e in tutto questo tempo non sono stati fatti altro che sgomberi. Forse è arrivato il momento di trovare una soluzione adeguata” ci dicono dall’Ong, che chiede soluzioni alternative alle istituzioni e un centro di accoglienza per questi profughi in transito, per le persone che non vogliono rimanere in Italia ma sono solo di passaggio: un fenomeno sempre più vasto in Italia. Per ora non è stata rilasciata nessuna dichiarazione in merito, nessun comunicato stampa istituzionale.

Intanto il 75 per cento dei pazienti incontrati ha dichiarato di essere senza documenti: pur essendo stati identificati in Italia o in Grecia non hanno presentato la domanda d’accoglienza. Il restante 25 per cento è titolare di protezione, di cui il 5 per cento è richiedente asilo, il 15 per cento ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari, il 2 per cento ha lo status di rifugiato. Nonostante ciò dormono in stazione: “All’uscita dai Cara non c’è nulla per queste persone e finiscono per dormire alla stazione di Roma” commenta Maria Rita Peca, coordinatrice del progetto “Un Camper per i Diritti”. “In più, ultimamente ci sono problemi anche per presentare la richiesta di asilo in questura, a causa del sovraffollamento e dei pochi funzionari, per cui vediamo che li rimandano indietro senza avere fatto domanda anche per un mese intero. Ma queste persone nel frattempo rischiano l’espulsione in quanto irregolari, anche se avrebbero diritto alla protezione”. A Roma i rifugiati in condizione di precarietà e senza fissa dimora sono 1500. Una stima che non tiene conto dei rifugiati in transito. Sono persone che prima di ottenere i benefici previsti dall’alta velocità chiedono una risposta alla loro condizione.

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