La Padania ha i conti in rosso ed è costretta a tagliare il numero dei giornalisti, mostrando lo spettro della chiusura. Così, mentre la Lega festeggia l’avvenuta rottura con Silvio Berlusconi, che la base invocava da anni, Umberto Bossi si trova a dover affrontare un problema inatteso: un possibile sciopero dei redattori del quotidiano. Già domenica prossima il giornale rischia di non uscire, proprio il giorno in cui a Vicenza il Carroccio riapre il Parlamento Padano da dove i vertici del partito vogliono rilanciare la lotta celodurista alla secessione e dove, come in ogni grande festa leghista che si rispetti, la Padania viene distribuita in oltre diecimila copie. Copie regalate, ma utili ad aumentare la tiratura da dichiarare per ricevere il finanziamento pubblico. Sabato sarà una settimana esatta di sciopero bianco dei redattori che fanno uscire il giornale senza firmare gli articoli con l’unica eccezione di Stefania Piazzo, caporedattore centrale.

A dare notizia delle difficoltà in cui versa il quotidiano del Carroccio è stato ieri il Corriere della Sera. Stamani i redattori della Padania hanno chiesto all’editore “una smentita formale”, che però non è ancora arrivata al Comitato di redazione, composto da Roberto Brusadelli, Simone Gilardin e Giancarlo Mariani.

Stamani, in un comunicato pubblicato sul giornale, i redattori hanno spiegato che ieri si è riunita l’assemblea di redazione in seguito alla pubblicazione dei contenuti del piano editoriale presentato dal direttore responsabile, Leonardo Boriani (quello politico è da sempre Umberto Bossi), che prevedeva la creazione di un sito d’informazione sull’attualità e una riduzione della foliazione del cartaceo a quattro pagine con contenuti di approfondimento. Le due mosse, infatti, sono il primo passo verso il drastico taglio ai costi.

“L’assemblea chiede all’Editoriale Nord una smentita scritta, formale e inequivocabile alle notizie pubblicate da diversi organi di stampa circa l’intenzione della suddetta azienda di procede alla chiusura del quotidiano La Padania o di far ricorso alla mobilità con licenziamenti di giornalisti”, recita il comunicato. “I redattori della Padania – si prosegue – deplorano, infatti, nel modo più assoluto la diffusione di tali notizie che ledono gravemente l’immagine e gli interessi del giornale e di tutti quanti vi lavorano”.

Oggi in via Bellerio ci sarà a fine pomeriggio un nuovo incontro tra la direzione e il cdr. I redattori si dicono comunque fiduciosi. Già nel 2007, infatti, La Padania aveva affrontato un’emergenza e anche allora si diffusero le voci di una imminente chiusura. Tutto si risolse con sette redattori su 26 in cassa integrazione, tre dei quali poi reintegrati a regime. Anche oggi, dunque, la speranza è che si trovi una via d’uscita morbida, considerato anche il periodo potenzialmente positivo per il partito, da solo all’opposizione del governo Monti e all’inizio di una campagna elettorale che si annuncia lunga e dai toni duri. Quindi le vendite dovrebbero aumentare. Ma il colpo di grazia ai conti arriverà dal taglio ai fondi per l’editoria: fino a oggi la Padania ha ricevuto in media 4 milioni di euro annui, che ora rischiano di dimezzarsi.

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