Maestro io sono musulmano e voi?” Amhed ci tiene a mostrare la sua religione, a parlare del papà che va in moschea ogni venerdì. “Bhe qui in Italia la maggior parte degli italiani è di religione cristiana”. La risposta non lo accontenta. Si vede. Sembra non aver raggiunto l’obiettivo.

“Il mio Dio è buono”, aggiunge il piccolo arabo.

“Anche il Dio dei cristiani, non esiste un Dio cattivo”, rispondo. Gli occhi di Ahmed non sembrano ancora persuasi. Capisco che ha voglia di parlarne ancora.

“Senti maestro, ma il vostro Dio dove sta?”.

Domanda a cui, anche da ateo, son preparato: “In cielo”.

“No. No. E’ impossibile”, spiega il bimbo. “Nel cielo c’è anche il mio”.

Qualche minuto di silenzio è poi aggiunge: Forse il tuo sta sul tuo cielo qui in Italia e il mio sul cielo della Siria”.

Lezione di ecumenismo. Ecco la ricchezza della migrazione. La scuola per loro non ha risorse e questi ragazzini rischiano la dispersione scolastica. Sono i figli dei migranti, quelli per i quali il Presidente Giorgio Napolitano ha chiesto la cittadinanza. Spesso sono i migliori della classe.

Proprio ieri ai colloqui con i genitori una madre con il velo che non capiva le maestre perché non conosce l’italiano, sorrideva quando la figlia le traduceva le entusiaste parole degli insegnanti. Penso a quel giovane albanese di Cremona premiato dal Presidente della Repubblica per essere tra i migliori studenti in Italia.

Ma c’è un dato sul quale bisogna riflettere: nella scuola italiana i ritardi si attestano a un livello fisiologico nelle scuole elementari (4%) e crescono fino al 10% nelle secondarie inferiori e balzano al 25% nei primi due anni delle superiori. Secondo la Fondazione Giovanni Agnelli uno dei fattori fondamentali di questi ritardi è l’arrivo in età scolare dei ragazzi migranti: i nuovi arrivati spesso sono inseriti in classi non corrispondenti alla loro età, cumulando così un ritardo scolastico. Le risorse umane per loro scarseggiano. Risultato? A farcela sono davvero pochi. Una “selezione” davvero triste perché molti di loro, come Amhed, ci danno davvero delle gran belle lezioni.

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