Un boato lontano, tra la pioggia battente: sradicata dall’acqua, a Saponara la collina viene giù alle sei di pomeriggio innescando la fuga disperata di decine di uomini, donne e anziani mentre la furia di alberi e detriti impastati nel fango invade strade e botteghe del paese, e inghiotte una palazzina a due piani intrappolando tre inquilini: per Luca Vinci, 10 anni, Luigi e Giuseppe Valla, 50 e 25 anni, padre e figlio, non c’è più nulla da fare.

Trenta chilometri più in là, a Barcellona Pozzo di Gotto, bloccato dagli alberi franati a valle, il torrente Longano che divide il paese rompe gli argini e le acque in piena che trascinano auto e moto arrivano ai balconi dei primi piani dei palazzi che corrono lungo le rive sbriciolando un ponte vicino la foce, nella zona balneare, davanti agli occhi terrorizzati di centinaia di barcellonesi.


video di Antonio Condorelli

LE SCENE sono quelle viste in Liguria un mese fa, e qui, nel Messinese, oltre due anni fa: l’alluvione che ha inghiottito il territorio a Giampilieri, Scaletta Zanclea e Itala provocando 37 morti, si ripete a ridosso dei Nebrodi, trasformando in un inferno una zona a forte rischio di dissesto idrogeologico. “Molti di noi si sono salvati per miracolo, poteva andare molto peggio”, dice Piero Campagna, un sottufficiale dei carabinieri tra i primi ad accorrere a piedi a Saponara, dopo che la frana ha interrotto tutte le vie di comunicazione. Il fango sommerge un’intera borgata, Scarcelli, uccide tre persone e la moglie di Luigi e Giuseppe Valla si salva solo perchè la furia dell’onda la spinge fuori dalla sua casa, verso la salvezza. Ora è ricoverata in ospedale. La mamma del piccolo Luca, invece, deve la vita al caso: era appena uscita quando la frana ha invaso la palazzina, trasformandola in un cumulo di macerie.
Video di Antonio Condorelli

Al centro di Saponara, nel palazzo comunale, quindici impiegati rimasti per il turno pomeridiano sono costretti a passare la notte in municipio. Case e strade sono distrutte, l’acqua ha invaso decine di botteghe, centinaia di famiglie tra Barcellona e Saponara si sono viste strappare tutto ciò che avevano in una notte da incubo. Senza cibo nè acqua, visto che il fango ha divelto le cinque condutture dell’acquedotto municipale, armata di stivali e pale, la gente ha iniziato a spalare il fango aiutata da decine di vigili del fuoco, poliziotti e carabinieri, l’esercito della solidarietà che si è mosso con prontezza ed efficienza.

DOPO Giampilieri la Sicilia piange nuove vittime dell’incuria con lo spettro di rivivere la tragedia che degrada in farsa: a distanza di due anni, migliaia di cittadini invasi dal fango e sfollati alla periferia di Messina non hanno visto un euro, il ripristino dei canali di gronda è fermo, e la zona è rimasta un deserto nonostante le promesse di un sorridente Berlusconi che nel dicembre del 2010 aveva assicurato ai tutti il rientro nelle proprie case “messe in sicurezza”. Naturalmente non è successo nulla. Adesso per gli abitanti di Saponara e Barcellona si prospetta un futuro non dissimile, a decifrare le prime parole del capo della Protezione civile Franco Gabrielli, giunto ieri in elicottero per un sopralluogo sulla zona dissestata, che si è scagliato contro il Decreto milleproproghe che obbliga il ministero delle Finanze ad autorizzare le spese per le emergenze.

“È cambiato il governo? – ha detto Gabrielli – ma questa è una legge dello Stato approvata dal Parlamento, che non si è modificato. Forse si è modificata la sensibilità a valle di una legge che fino adesso ha provocato solo ritardi e inefficienze e che non credo abbia fatto risparmiare soldi allo Stato”. Così, mentre oltre 200 milioni di euro dei fondi Fas 2007-2013 destinati in pompa magna dal ministero dello Sviluppo economico al dissesto messinese sono rimasti nei cassetti, Rita Borsellino ricorda che la Commissione europea ha più di una volta sottolineato come “la Sicilia non abbia utilizzato appieno le risorse comunitarie per far fronte al dissesto. Sicuramente, i fondi europei non saranno sufficienti a mettere in sicurezza l’intera regione. Ma di sicuro avrebbero permesso di ridurre i danni e soprattutto i rischi per le persone”.

COLPA del patto di stabilità non rispettato dalla regione siciliana, che, in compenso, con un provvedimento del presidente Lombardo ha assunto per l’emergenza nel messinese dodici consulenti, tra i quali il giovane Francesco Micali, 23 anni, dirigente dell’associazione “Giovani di Giampilieri”, il cui incarico, per 22 mila euro, è scaduto il 31 ottobre: nel suo curriculum può vantare un’esperienza di “pianista di piano bar” e “organista di matrimoni su richiesta” grazie ai trascorsi nella corale polifonica della parrocchia San Nicolò di Giampilieri. Come dire: cambiano le alluvioni, ma la musica in Sicilia resta la stessa.

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