A volte la realtà supera la fantasia e, sfortunatamente, spesso – specie nel nostro Paese – accade che il sorpasso avvenga nella peggiore delle direzioni immaginabili.

Ecco uno dei tanti esempi.

Rai, la concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo viene trascinata dinanzi all’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato da un’associazione di consumatori per aver posto in essere pratiche commerciali scorrette ed aver ingannato i propri utenti tanto in relazione alla propria effettiva capacità di garantire la copertura dell’intero territorio nazionale che alla pubblicizzazione di un numero telefonico come “verde” – ovvero gratuito – benché fosse in realtà a pagamento.

La concessionaria pubblica radiotelevisiva, società alla quale è affidato il delicatissimo compito di garantire l’accesso dei cittadini a un’informazione veritiera, completa e pluralista accusata – e poi condannata – di fare pubblicità in modo ingannevole e scorretto è già, di per se, una notizia della quale la Rai ha ben poco di cui andare fiera.

Ma il punto è, tuttavia, un altro.

Rai avrebbe, probabilmente, potuto limitarsi a chiedere scusa agli utenti e consumatori e garantire maggior correttezza per il futuro.

Nel difendersi dinanzi all’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, Mamma Rai ha, invece, scelto di rivendicare la sua sostanziale immunità: nessuno mi può giudicare!

Ecco quello che ha dedotto Rai nella propria memoria dinanzi all’Antitrust: “– in via preliminare RAI eccepisce l’inapplicabilità del Codice del Consumo alla RAI; – il servizio pubblico radiotelevisivo è affidato ex lege (Decreto Legislativo n. 177/05) a RAI mediante un atto di concessione che non costituisce il titolo in base al quale RAI opera, ma semplicemente uno strumento amministrativo di attuazione della legge; – il Contratto di servizio nazionale è stipulato non tra la RAI e i singoli consumatori, bensì tra RAI e il Ministero dello sviluppo economico-comunicazioni; – il consumatore, pertanto, non è titolare di diritti nei confronti di RAI, non versando alcun corrispettivo, non può chiedere garanzie, non può ottenere informazioni individuali che non rientrino nel servizio generale.”.

Chiaro no? Il consumatore, secondo Rai, non verserebbe alcun corrispettivo e, pertanto, non può esigere garanzie né vantare diritti nei confronti della Rai.

Come se non bastasse la nostra concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo pretenderebbe anche di esser sottratta all’applicazione delle regole del codice del consumo e di poter, pertanto, ricorrere impunemente nella propria attività a pratiche commerciali scorrette e pubblicità ingannevoli.

Magra consolazione, dinanzi a certe affermazioni, il fatto che l’Autorità Garante non abbia condiviso la posizione di Rai e l’abbia condannata ad una ridicola sanzione pecuniaria da 5000 euro.

Una multa davvero da nulla, persino per lo scalcinato bilancio della nostra concessionaria pubblica radiotelevisiva.

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