Spetterà all’Università di Bologna dire l’ultima parola sull‘E-Cat, la macchina che dovrebbe realizzare la fusione fredda, eliminando per sempre il problema delle scorie radioattive. Come riferito questa mattina dal Corriere di Bologna , il dipartimento di Fisica ha firmato un accordo con Andrea Rossi, l’imprenditore che possiede l’apparecchio: i ricercatori dell’Alma mater avranno il compito di replicare e misurare l’esperimento, e infine rendere pubblici i risultati.

Tra poco l’intero processo di fusione fredda verrà analizzato e sottoposto a misurazione, in modo da avere una valutazione scientifica forse già in estate. Un passaggio che potrebbe aprire la strada al riconoscimento internazionale.

Intanto, la macchina per la fusione a impatto zero ha già catalizzato su di sé l’attenzione e la curiosità della comunità scientifica non solo italiana. Anche perché, fino adesso, tutti i lavori sono stati avvolti nel mistero: per via dei limiti imposti dal brevetto il funzionamento non può essere svelato. E c’è anche chi sospetta una clamorosa bufala.

Una cosa è certa: se l’E-Cat si rivelasse all’altezza delle aspettative sarebbe una scoperta rivoluzionaria. Secondo Rossi, l’apparecchio sarebbe in grado di realizzare la fusione tra idrogeno e nichel, producendo energia a basso costo e senza scorie. Un sistema a cui si sarebbero già interessati la Svezia, la Grecia e persino la Nato. Ma l’apparato, oggi nascosto e sorvegliato 24 ore su 24 da guardie giurate per evitare un possibile spionaggio industriale, potrebbe essere utilizzato anche nelle abitazioni private. Secondo il professore dell’Alma Mater Sergio Focardi, esperto di fusione nucleare e da tempo sostenitore delle sperimentazioni avviate da Rossi, l’E-Cat sarebbe già stato adoperato con successo per riscaldare gli uffici dell’ingegnere. Per questo non ci sarebbero ostacoli alla sua diffusione di massa: “Piccole unità sono ideali per il riscaldamento domestico, perché sono in grado di scaldare un’abitazione normale a costi praticamente nulli”. Il fisico sostiene di essere ormai a un passo dalla svolta. “Non ci sono trucchi, né sorgenti di energia nelle vicinanze e la scoperta ormai è stata ultimata”.

Prima di mettersi al lavoro l’Università dovrà ricevere da Rossi 500mila euro, la prima rata del contributo che l’ingegnere si è impegnato a fornire all’ateneo per coprire tutti i costi. Una volta arrivati i fondi i ricercatori dell’Alma Mater potranno procedere con la misurazione e poi con la divulgazione dei report attraverso la pubblicazione su riviste scientifiche.

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