‘Inedito’ nel titolo, l’ultimo album di Laura Pausini. Ma ha rischiato di non esserlo di fatto. Visto che due mesi prima del lancio dell’11 novembre erano già finiti in Rete tre brani pirata. Solo l’intervento del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha evitato che i file venissero diffusi in centinaia di migliaia di copie. E ha permesso di individuare, tra i presunti responsabili della pre-release illecita, tre persone, tra cui l’ex chitarrista della cantante, Gabriele Fersini, che al momento non risulta formalmente indagato. Fersini potrebbe avere agito per vendicarsi dell’allontanamento dal gruppo di accompagnamento, rischiando di causare un danno economico di diversi milioni di euro.

La sottrazione dei file musicali è avvenuta a settembre, quando la Pausini era impegnata a provare a porte chiuse la versione live di alcune canzoni. Le tracce erano leggermente diverse da quelle poi pubblicate nel nuovo cd e questo ha consentito all’entourage della cantante di riconoscerne la provenienza, una volta individuate in Rete. La segnalazione del furto ha fatto scattare l’inchiesta delle Fiamme Gialle, che in meno di una settimana hanno individuato e bloccato la diffusione illecita delle canzoni ‘Non ho mai smesso’, ‘Benvenuto’ e ‘Invece no’. Pronte ad essere diffuse, download dopo download, grazie ai programmi peer to peer, come Emule, o ai Cyberlockers, spazi web su server spesso stranieri dove i file sono associati a un link.

“Attraverso un’analisi dei flussi di dati che transitano in rete, denominata sniffing, sono stati individuati i computer da cui i file erano stati caricati sul web”, spiega Marco Nieddu, comandante del gruppo Tutela mercato beni e servizi. Così gli investigatori sono arrivati a due persone, che per prime hanno caricato i brani in Rete. I due ora rischiano sanzioni amministrative fino a 2,3 milioni di euro per violazione della legge sul diritto d’autore, dal momento che sono stati trovati in possesso di 22.500 file. Materiale pirata trovato nei 4 pc e 32 Cd-rom sequestrati in seguito alle perquisizioni predisposte in provincia di Pavia, Bergamo e Caserta dal sostituto procuratore di Milano Ferdinando Esposito.

Accertamenti sono in corso sul chitarrista Fersini, sospettato di avere sottratto i file e avere poi fatto in modo che venissero uploadati su Internet. Non è ancora chiaro se la sua eventuale azione sia stata una vendetta per essere stato ‘cacciato’ dalla band della cantante. L’episodio, nelle scorse settimane, era stato oggetto di un animato dibattito tra i fan, alcuni dei quali avevano visto nel siluramento la volontà della Pausini di dare spazio al fidanzato Paolo Carta, anche lui chitarrista. Fersini, però, potrebbe anche avere agito per ragioni economiche. “I siti da cui si scarica illegalmente musica hanno introiti molto elevati grazie ai banner pubblicitari – spiega Luca Vespignani, segretario generale della Federazione contro la pirateria musicale -. Pirate Bay e Bt Junkie, non più accessibili, avevano fatturati annuali di 2 milioni di euro il primo e 10 milioni il secondo”.

L’azione di monitoraggio della Guardia di Finanza, durata anche dopo l’uscita di ‘Inedito’, ha consentito di cancellare oltre 1.100 link con brani pirata, 722 dei quali sono stati rimossi nei dieci giorni successivi al lancio dell’album. “Un’operazione importante – conclude Vespignani – perché il fenomeno mette a rischio, soprattutto in questo momento di crisi, l’industria discografica. In un settore, quello creativo, che contribuisce con il 6% al Pil nazionale e impiega, con l’indotto, oltre un milione di persone”.

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