Gli effetti della disdetta degli accordi sindacali in Fiat ha già cominciato a riversare i suoi effetti anche sugli stabilimenti modenesi. In Ferrari l’incontro con la direzione aziendale, arrivato dopo la sospensione della trattativa sul contratto aziendale, ha prodotto la prima divisione sindacale che vede Fiom, Fim e Uilm assumere posizioni differenti, dopo un mese di iniziative di lotta unitarie e la sola Fiom dare vita ad ulteriori scioperi.

«Nell’incontro con Ferrari – afferma Giordano Fiorani, segretario provinciale Fiom/Cgil di Modena – l’azienda ci ha confermato che applicherà quanto verrà definito in Fiat a livello nazionale. Questo significa che la trattativa sul contratto aziendale continua ad essere arenata e che, anche se nella lettera di Fiat gli stabilimenti modenesi del gruppo non sono formalmente inclusi, presto anche da noi potrebbe arrivare il modello Pomigliano».

Con l’annuncio della fuoriuscita dal circuito di Confindustria il sentore che qualcosa di più concreto fosse in attesa dietro l’angolo ai sindacati era venuto. La sospensione della trattativa con Ferrari sul contratto aziendale aveva visto più volte la Fiom di Modena annusare il pericolo che questo potesse significare esportare il modello Pomigliano anche in altre realtà, come la Ferrari, la Maserati oggi immersa nell’incertezza per il futuro e probabilmente anche ai trattori di Cnh. Oggi questo pericolo sembra trasformarsi in realtà.

Dopo i casi di Pomigliano, Grugliasco e Mirafiori che  coinvolgono circa 11mila dipendenti, il Lingotto ha deciso di accelerare sull’uscita. Il provvedimento non riguarda, formalmente, anche gli stabilimenti di Maserati, Ferrari e Cnh di Modena che occupano in totale 5200-5300 dipendenti circa, ma per il segretario provinciale della Fiom, Giordano Fiorani, la preoccupazione rimane intatta.

«Non mi meraviglierebbe – dice Fiorani – che nei prossimi giorni arrivino lettere anche da parte di altri stabilimenti Fiat, compresi i modenesi. Non si capirebbe una scelta parziale se non con la volontà di coinvolgere gradatamente anche altre attività Fiat. Questa lettera, che disdetta gli accordi sindacali, ma anche il contratto collettivo nazionale, non è altro che la conferma che si sta aprendo la strada per applicare il contratto di Pomigliano cambiandogli solo in nome. Se non si applica il contratto nazionale, mi domando cosa debba applicarsi».

I sindacati, dunque, ieri si sono riuniti in assemblea con i lavoratori Ferrari e la Fiom ha deciso, da sola, di proclamare per oggi due ore di sciopero. Ma la vicenda Ferrari è solo la punta dell’iceberg. Con la disdetta degli accordi lo spauracchio è che venga applicato il contratto di Pomigliano a tutti gli stabilimenti, che per la Fiom significherebbe perdere 500 iscritti, non prevedendo il contratto in questione la rappresentanza sindacale delle organizzazioni non firmatarie dell’accordo.

«Consegneremo – prosegue Fiorani – un fascicolo con i contenuti dell’accordo di Pomigliano anche a Modena in tutte le aziende Fiat. Non escludo che nei prossimi giorni ci riuniremo con tutti i delegati del gruppo Fiat a Modena per valutare cosa fare. Ciò potrebbe anche significare agire per vie legali, denunciando l’azienda per condotta antisindacale».

La vicenda, infatti, coinvolge l’intero gruppo. Oggi la Ferrari, domani probabilmente Maserati che non solo ha anch’essa il contratto aziendale in scadenza, ma vive oggi immersa nell’incertezza sul futuro produttivo e occupazionale e dove potrebbe reiterarsi quello che allora per Pomigliano fu definito dalla Fiom come un “ricatto”.

Su una posizione intermedia la Uilm/Uil che si dichiara disponibile a trattare a livello aziendale su alcuni aspetti propriamente relativi agli stabilimenti di Modena e per la restante parte attendere cosa accade a livello nazionale. «La nostra idea – dice Alberto Zanetti, della Uilm/Uil – è che si debba trattare quelle questioni specifiche di Modena, come ad esempio il premio di risultato, per il resto aspettiamo un tavolo nazionale. Abbiamo fatto un mese di iniziative sindacali, ci siamo impegnati per chiedere l’anticipo dell’incontro con Ferrari, sarebbe impensabile aspettare fino a che non ci piova in testa un altro contratto».

Sulla vicenda anche il segretario provinciale Uil Luigi Tollari che afferma: «Se si dovesse applicare il contratto di Pomigliano anche a Modena i problemi sarebbero non di poco conto. Ci auguriamo che preso si costituisca un tavolo nazionale per capire a fondo quali saranno le conseguenze della disdetta degli accordi. Siamo disponibili, anche a Modena, a rivedere alcuni parametri contrattuali, ma escludiamo di farlo nei termini in cui si è fatto per Pomigliano».

Su una posizione decisamente differente Claudio Mattiello, segretario provinciale Fim/Cisl che preferisce adottare la strategia dell’attesa rispetto a ciò che accade a livello nazionale. «Credo che sia più adeguato – dice Mattiello – attendere cosa accade a livello nazionale. Ora c’è bisogno di un contratto unico per tutto il gruppo Fiat che faccia da cornice per i singoli integrativi aziendali. Noi vogliamo salvaguardare le specificità territoriali conquistate negli anni e per questo rivendichiamo il diritto-dovere di sederci a un tavolo per trattare le migliori condizioni per i lavoratori modenesi della Fiat. Una cosa è certa: non faremo sindacato nelle aule di tribunale, ma nelle sedi opportune».

Articolo Precedente

Il maestro Abbado: “Regalo la musica dell’Orchestra Mozart ai ragazzi” (gallery)

next
Articolo Successivo

Padre Zanotelli, in missione contro la guerra: “In Italia ogni ora spesi 3 milioni per armi”

next