Il Fatto Quotidiano Emilia Romagna verrà presentato  ufficialmente presso l’auditorium Enzo Biagi della Biblioteca Sala Borsa di Bologna. Bice Biagi, figlia del grande cronista scomparso 4 anni fa a cui la sala è intestata, fa i migliori auguri all’unica testata per quale il padre avrebbe scritto, come dichiarò tempo fa al Fattoqotidiano.it .

“Mi fa molto piacere che il vostro – il nostro – giornale sbarchi anche a casa mia. E naturalmente mi fa piacere il fatto che la presentazione avvenga in quell’auditorium che fu intitolato a mio padre durante l’amministrazione Cofferati, un punto nevralgico per la cultura e gli studenti bolognesi. Speriamo che questa nuova avventura abbia il successo che si merita e che hanno avuto le altre avventure sperimentate fino a oggi”.

Quali la chiavi di questo successo secondo lei?

“Credo che i vostri lettori abbiano capito di comprare un giornale libero, non soggetto agli interessi politici, economici e finanziari di editori che puri non lo sono più. Hanno capito che questo gruppo di giornalisti ha un solo scopo: quello di dare notizie.  Informare la gente. La pulizia, unita poi alle firme e a quello che avete costruito in questi anni, fa sì che la gente sappia che è un giornale libero. I cittadini devono sapere cosa succede nelle stanze del potere e il Fatto Quotidiano di certo non si è mai tirato indietro”.

L’edizione locale, in otto mesi di attività ha avuto modo di parlare di molti temi politici di interesse nazionale: da Prodi a Vignali a Bersani, toccando trasversalmente amministrazioni, forze operai e imprenditoriali.

La realtà locale negli ultimi anni è stata dolorosa, difficile. Bologna e l’Emilia che sono sempre stati un faro, ma che è stata attraversata da amministrazioni non proprio fortunate e da scandali che l’hanno fatta molto soffrire. Credo che Il vostro occhio vigile sui poteri locali sia assolutamente importante proprio per la rinascita di qualcosa che a Bologna e nella regione si era perso.

Occuparsi della società attraverso la politica equivale secondo lei a fare politica?

Credo che sia quasi impossibile scindere le cose. Vivendo realtà di paesi come Sasso Marconi e parlando con il sindaco, con la gente, mi rendo conto dei problemi veramente grossi che stanno vivendo, come per esempio i servizi che vengono a mancare. È molto difficile occuparsi della gente e non occuparsi della politica.

In una delle ultime interviste, suo padre diceva “Mi piacerebbe che la televisione si aprisse più al paese. Noi in fondo questa Italia la conosciamo poco. Parlare col farmacista, e col vigilie, per capire quali sono i peccati che si compiono più frequentemente”, è quello che cerchiamo di fare con questa testata che ha la peculiarità, tramite il web, di mettere a disposizione nazionale, la realtà locale che la compone. Cosa ne pensa?

È fondamentale andare in piazza, o nei paesi, e parlare con i pensionati, o con le mamme che corrono a lavorare e non sanno a chi lasciare i bambini, o con il sindaco che si chiede ‘Chi ci penserà a quella frana?’ e fanno come possono. L’abilità di Berlusconi è stata quella di far arrabbiare la gente con i sindaci, tagliando i fondi ai comuni e lasciando a loro la responsabilità della gestione.

La nostra testata è on line: secondo lei perde autorevolezza o efficacia rispetto all’edizione cartacea?

Io sono una convinta tifosa del web – nonostante abbia l’età per far la nonna. Ovunque io sia, la prima cosa che faccio la mattina, ancor prima che mi arrivano i giornali cartacei davanti alla porta, è quella di attaccarmi al computer. Penso che signore e signori della mia età ormai abbiano dimestichezza col mezzo e credo quindi che possiate fare un lavoro capillare molto molto importante.

Tornando ai grandi temi: governo Monti. C’è chi lo saluta come la rinata dignità e l’unica salvezza, chi ne denuncia le contraddizioni evidenti e i pericoli. Lei come vede questa soluzione?

“Io credo che dopo 17 anni dobbiamo tutti abituarci non solo a un sistema diverso, ma a un modo di guardare la politica con occhi diversi. Io sono contenta di non dover più sentire certe cose nei talk-show come gli insulti della Santanché, le urla di La Russa, o le pochezze di alcuni personaggi della Lega. Certamente questo è un governo che non è stato eletto da noi, ma quando la nave affonda, bisogna trovare delle soluzioni e questa è una scialuppa di salvataggio per il paese. Poi staremo a vedere, non mi piace giudicare prima di vedere. Altro facevano, ma quell’altro l’hanno fatto egregiamente. Aspettiamo un attimo. E poi io credo che voi, la stampa, i mezzi di comunicazione, debbano fare quello che è il loro compito: vigilare e denunciare se casomai qualcosa non andasse bene”

Già suo padre denunciava l’innato rispetto italiano per il potere. Trova ci sia il rischio che ci si adagi sul salvatore di turno?

Diciamo che abbiamo un’innata vocazione a salire sul carro del vincitore, però oggi mi sembra che la priorità sia tirarci fuori da una situazione drammatica. Poi i miracoli non li fa Monti, né Passera, né nessuno. Poi, dopo una riforma elettorale mi auguro, torneremo a votare.

Grillo nel suo libro Siamo in guerra racconta le sue denunce, che poi hanno preso corpo nel Movimento 5 Stelle, diventato fonte di preziose denunce a livello territoriale. È questa la nuova politica?

Non mi identifico proprio nella politica di Grillo. Denunciare per denunciare mi sembra un esercizio abbastanza inutile. Credo che in questo momento ci sia da ricostruire. Noi dobbiamo tutti ringraziare che al Quirinale sieda quell’anziano signore che con tanta saggezza e con tanta perizia ci ha traghettati fin qui.

E a proposito di proteste, a Bologna, come nelle altre città dell’Italia e del mondo, i ragazzi sono indignati. Anche lei ha utilizzato questa parola, in relazione ad altre due che amplificano il senso di questa espressione: libertà e giustizia. Le proteste vanno in questa direzione?

Certo. I ragazzi hanno tutte le ragioni per essere indignati. Io, l’ho detto tante volte: mi vergogno rispetto a mia figlia e ai miei nipoti ventenni, per la paura di non lasciare loro quella speranza che invece i nostri padri avevano lasciato a noi. Come sempre, forse proprio perché son ragazzi, ci sono dei momenti di esasperazione che rasentano l’ingenuità e la stupidità. Ma oggi i ragazzi hanno un dramma davanti, perché gli è stata tolto un futuro. Fanno benissimo a indignarsi e a manifestare. Abbiamo avuto un ministro che a fracassato quello che rimaneva della nostra scuola. Io sono con i ragazzi.

Quali risposte istituzionali intravede?

Fino a oggi un programma non l’abbiamo ancora visto. Io sono favorevolissima all’Ici e alla patrimoniale, ma ci vorrà ben altro, perché in 17 anni questo paese non ha perso solo la politica in senso alto, è stato berlusconizzato nei principi e nei valori e questo credo sia un lavoro lungo e complicato. Vorrei che chi è stato al governo fino all’altro ieri, per una volta l’interesse del paese venisse al primo posto. Detto ciò toccherà anche ai giovani e ai cittadini. Le responsabilità sono di tutti. Anzi, la responsabilità individuale è una di quelle cose è venuta a mancare in questi anni, e che invece è molto importante per la formazione degli uomini e quindi poi per i cittadini di un paese.

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