Con il Governo del neo presidente del consiglio Mario Monti è arrivato il momento dei sacrifici e, se sulla probabile reintroduzione dell’Ici i comuni si sono dichiarati per la maggior parte favorevoli, in primis il sindaco Virginio Merola di Bologna, a sorpresa è arrivato il ‘no’ degli operatori di settore.

Secondo Confedilizia e Fiaip, la Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, infatti, il ritorno all’imposta patrimoniale potrebbe assestare un durissimo colpo al mercato immobiliare, portando a un crollo dei prezzi tra il 10% e il 12%, a una crisi del settore senza precedenti e al rischio di subprime. Quello stesso sistema che causò il disastro statunitense. “Le sole voci di una sua reintroduzione” denuncia Confedilizia “deprimono il già provato mercato immobiliare, causando una sensibile contrazione nelle vendite e nei prezzi”.

Un crollo reale nato dall’introduzione della patrimoniale nel dibattito politico che ha fatto registrare, nel corso degli ultimi mesi, un’immediata diminuzione del 3% nel numero delle compravendite, e un ribasso medio dei prezzi nazionali di circa il 4%.

“Per la prima volta in Italia si può parlare di panic selling per i proprietari immobiliari, a causa dell’incertezza relativa alla tassazione del settore” spiega chi opera in questo ambito.

“Negli ultimi dieci anni l’80% delle abitazioni prima casa sono state acquistate per mezzo dei mutui e c’è un problema allarmante di famiglie che non riescono più a pagare le rate” dichiara Paolo Righi, Presidente di Fiaip. “L’Ici è una tassa aggiuntiva che non farebbe altro che aggravare il problema”.

Necessaria o meno, la reintroduzione dell’Imposta comunale sugli immobili comporterebbe, secondo uno studio della Uil, una spesa media di 136 euro l’anno a famiglia.

In Emilia Romagna il conto sarebbe particolarmente salato per i bolognesi, che pagherebbero in media 416,85 euro a nucleo. Subito dopo, la città più vessata della regione sarebbe Rimini, dove l’Ici peserebbe circa 386,60 euro all’anno.

Al terzo posto si classificherebbe Ferrara, con 268,65 euro a famiglia, poi Forlì con 197,95 euro, Modena con 185,75 euro, Ravenna con 159,40 euro medi e Reggio Emilia con 119,35 euro. A chiudere la classifica le città meno care, Parma con 93,85 euro a famiglia e Piacenza, con una spesa annua di 91,82 euro.

“Tra l’altro” sottolinea la Uil nel suo studio “la reintroduzione dell’Ici sulle abitazioni principali potrebbe avere anche un ulteriore effetto di inasprimento, se consideriamo che i Comuni, dal prossimo anno potranno deliberare, secondo il decreto sul Federalismo municipale, una nuova ‘imposta di scopo’ per la realizzazione di opere pubbliche”.

Inoltre, nelle tasche dei cittadini peserebbe anche la service Tax, una “reintroduzione ‘mascherata’ dell’Ici sulla prima casa con un’aliquota del 2 per mille, che graverà su chiunque occupi un immobile adibito ad abitazione (comprese le famiglie in affitto) e che servirà per finanziare servizi generali dei Comuni (illuminazione pubblica, polizia locale, anagrafe ecc.)” aggiunge la Uil. “Questa reintroduzione palese o mascherata dell’Ici costerà soprattutto a lavoratori e pensionati”.

Anche il web si spacca in due sulla tassa eliminata dal governo Berlusconi e le ipotesi sono tantissime. A prevalere sono le opinioni favorevoli alla reintroduzione dell’imposta, da molti considerata una via obbligatoria annunciata dalla crisi economica e dalla necessità di risollevare le sorti del paese. La soluzione più quotata dal popolo online è l’applicazione controllata sulla base del reddito, escludendo i meno abbienti. Il vero tema del dibattito, sul quale si discute ormai da qualche giorno, è proprio la soglia che determinerebbe la fascia di esenzione.

di Annalisa Dall’Oca

Articolo Precedente

Bufera sul parlamentare leghista Alessandri per l’acquisto di una casa a Roma

next
Articolo Successivo

Panarari: “Caduto Berlusconi finisce un ciclo politico, ma non una fase culturale”

next