Dopo aver tentato di reagire allo shock anafilattico delle dimissioni di Berlusconi, con il minaccioso editoriale: “Monti, il precario”, Alessandro Sallusti, il direttore de Il Giornale, si convince sempre di più, con il passare delle ore, di essersi imbarcato in una sfida giornalistica senza precedenti, addirittura surreale, per non dire kafkiana: “Mi domando come farò a cucinare un giornale di opposizione, perché questo sarà, pur avendo come riferimento il partito di maggioranza”. In effetti, non solo dal suo punto di vista, la situazione è inedita. “E anche paradossale ma sicuramente mi divertirò – ride Sallusti – intanto perché il mio giornale, avendo come riferimento il Pdl, ed avendo Berlusconi ancora la Golden share del partito e del governo, è in un’ ottima posizione per dare notizie sapide. Secondo perché voglio proprio vedere come si comporterà il nuovo premier quando, per esempio, nel reintrodurre l’Ici dovrà decidere se estenderla anche alla Chiesa. Se lo farà, come reagirà Casini e, se non lo farà come reagiranno il Pd e l’Idv?”.

Sallusti se lo domanda, nemmeno poi tanto retoricamente, e si risponde allargando la prospettiva. “Io a questa favoletta dei 4 amici della Bocconi che con spirito di sacrificio si prestano a servire il Paese per poi tornare ai loro rispettivi impegni professionali, non ci credo proprio. Questa è gente che risponde agli interessi di lobby finanziarie fortissime, gente che viene da istituti bancari e da banche d’affari come la Goldman Sachs, che certo non fanno gli interessi della gente comune, dei precari e dei meno abbienti. Sono proprio questi istituti i responsabili del crack del 2008”. Sallusti è carico, talvolta contrariato, talvolta sarcastico ma tranquillo perché lo rassicura la posizione ancora forte di Berlusconi all’interno del Pdl. “Non riesco a immaginarmi il Pdl senza Berlusconi a capo”. Berlusconi che ancora oggi è messo meglio di Bersani? “Sicuramente. Ribadisco, Berlusconi è colui che ha in mano la golden share del Pdl, che fino a prova contraria e nonostante questo golpe, è ancora il partito di maggioranza”.

Secondo il direttore del giornale di famiglia di Berlusconi, l’ex premier appoggerà il nuovo “ponendo condizioni di metodo, contenuto e tempo”. Alla domanda se è proprio sicuro del potere contrattuale di Berlusconi nell’era del commissariamento europeo, risponde: “Se dovessi scommettere su chi perderà la guerra, uno è già sconfitto in partenza: Bersani. Perché il nuovo centro sinistra non è più rappresentato da lui bensì da Monti”. Chiaramente il cuore di Sallusti continua a palpitare per Silvio, colui che considera ancora e sempre il leader dei leader, il suo “datore di lavoro”. Ma non è detto che questa volta ce la farà a risollevarsi? “Come ha scritto anche Vittorio Feltri il giorno dopo le dimissioni di Berlusconi, proprio sulle colonne del Giornale, Berlusconi è ‘sconfitto, non vinto’ e anch’io la penso così”. Sallusti che ha ospitato nel primo numero del Giornale anche un articolo di Giuliano Ferrara intitolato: ‘In mano alle lobby finché le urne non ci separino’, forse inizierà a capire che può essere utile fare il cane da guardia del potere. Anche se è difficile farlo senza diventare schizofrenico, quando il partito di maggioranza al governo – a cui Sallusti deve fare riferimento anche perché i danè glieli dà ancora la famiglia Berlusconi – è anche il partito più riottoso nei confronti del premier dello stesso governo. “Ripeto mi trovo a dover affrontare una sfida che nessun giornalista al mondo penso abbia mai affrontato, ma del resto ci troviamo di fronte a una situazione unica, siamo anche di fronte al primo golpe economico, anzichè con i carriarmati, e mi sento spiazzato”. Ma a giudicare dal tono della voce, Sallusti continua a pensare che si divertirà, perché B. ha ancora frecce al suo arco.

da Il Fatto Quotidiano del 14 novembre

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