Bini Smaghi si è dimesso. Dal sito Bce si apprende che andrà all’Harvard University, non a Economia, ma al Center for International Affairs, un centro studi multidisciplinare molto dinamico e interessante  nel quale si studia, tra le altre cose,  l’interdipendenza tra globalizzazione e politiche nazionali e nel quale operano diversi Forum.

Naturalmente, qualcuno ha già avanzato sospetti sul fatto che Lbs potrà adesso esser chiamato a far parte d un prossimo governo in Italia. E che questa nuova posizione in America, che partirà dal primo gennaio prossimo, sia solo la motivazione ufficiale per futuri incarichi, per esempio in un Governo Monti. Ma sono sospetti sbagliati e soprattutto inutili. Cosa farà domani, dopo le dimissioni, Bini Smaghi  non rileva più. E tra l’altro una sua presenza in un Governo tecnico sarebbe un’ottima cosa in questo momento.

La scelta di Bini Smaghi e il suo tempismo sono stati giusti, molto corretti istituzionalmente – come hanno fatto notare Draghi e Napolitano – e, giustamente, costringono tutti noi che avevamo punzecchiato nei giorni scorsi Bini Smaghi a rimangiarci il cappello e a chiedere scusa. Dal canto mio sono ben contento di farlo subito.

Le dimissioni di Lbs, al contempo, mi confermano un punto che avevo sollevato e cioé che esse erano possibili in ogni momento e che la relazione tra indipendenza del board e autonoma decisione dei singoli circa la propria permanenza era stata mal posta. Ma oggi occorre dare atto a Lbs di aver mostrato a tutti, aiutato certo dalle nuove favorevoli circostanze, di essere una persona autonoma e indipendente e che come tale ha il diritto di  poter presentare le proprie scelte senza che qualcuno gliele detti da sopra la sua testa.

La vicenda si chiude nel migliore dei modi e segna anche un bel precedente per la Bce nei suoi rapporti con i governi nazionali: lasciate il tempo e l’autonomia per decidere del proprio destino a chi viene eletto in ruoli che richiedono indipendenza di giudizio. Chapeau.

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