Il principe William

Dove non riuscì David Cameron, il primo ministro britannico, potè il duca di Cambridge, meglio conosciuto come il principe William, nipote di Sua maestà la Regina Elisabetta e figlio di Carlo e Diana. E’ grazie a lui, soprattutto a lui, se sabato prossimo l’Inghilterra giocherà l’amichevole in programma contro la Spagna esibendo sulla manica della maglia l’immagine di un papavero, fiore simbolo del Remembrance day, il giorno della commemorazione, che ricorda dal 1919 le vittime in divisa della Prima guerra mondiale.

La ricorrenza viene celebrata l’11 novembre di ogni anno nei paesi del Commonwealth (una cinquantina di Paesi in tutto il mondo, tra colonie dell’ex impero britannico e gli stati che fanno parte del Regno Unito) e in alcune nazioni europee, come la Francia e il Belgio. Da quelle parti, il Remembrance day non è un giorno come gli altri. I monumenti dedicati ai morti in battaglia sono meta di tantissime persone che osservano due minuti di silenzio per ricordare gli scomparsi della Prima e della Seconda guerra mondiale. Molti portano con sé un papavero, il primo fiore che sbocciò sulle tombe dei soldati caduti nelle Fiandre.

Ed è per colpa di un papavero, di quel papavero, se Inghilterra e Fifa hanno rischiato di azzuffarsi e di creare un caso internazionale. Perché la nazionale inglese voleva che il fiore che ispirò Fabrizio De André per la sua nota “La guerra di Piero” fosse in qualche modo riportato sulle casacche che i giocatori di Capello indosseranno in occasione del confronto amichevole contro la Spagna, mentre il massimo organismo del calcio mondiale spiegava che non si poteva fare perché si sarebbe potuto creare un pericoloso precedente. Di più, che permettere una cosa simile avrebbe significato “mettere a repentaglio la neutralità del calcio”. Perché poi sarebbe stato complicato dire no alle richieste simili che sarebbero giunte da ogni dove.

“Mi sembra scandaloso, spero che la Fifa ci ripensi. E’ assurdo pensare che sia un atto politico mostrare il papavero per ricordare chi ha dato la sua vita per la nostra libertà”. Il premier Cameron ha alzato la voce e ha preso le distanze da una decisione che proprio non riusciva a digerire. Ma non si è fermato qui. Ha preso carta e penna e ha scritto parole di passione e di sgomento che ha fatto prontamente recapitare all’ufficio di Sepp Blatter, il grande capo della Fifa. Che però ha risposto picche, aizzando il primo ministro e scatenando le ire della stampa britannica, che ha sommerso di critiche poco lusinghiere l’uomo più potente del calcio mondiale.

Per sbloccare la situazione, è allora intervenuto il 29enne che un giorno non troppo lontano potrebbe sedere sul trono di Inghilterra, Sir William, duca di Cambridge, conte di Strathearn e barone di Carrickfergus. Il principe ha ripetuto l’operazione di Cameron. Anche lui ha scritto qualche riga a Blatter, spiegando che il “poppy” non ha connotazioni religiose e politiche e che valeva la pena di fare un’eccezione alla regola della Fifa, per il bene di tutti, che non è il caso di fare scaramucce per un papavero sulla maglia. Beh, non ci crederete. Da Zurigo hanno dato il via libera all’operazione in men che non si dica. Giusto per non sbagliarsi ed evitare scandali. Il risultato sarà sotto gli occhi di tutti sabato prossimo, sulle maglie dei calciatori inglesi. Per la gioia di un popolo, in memoria di una generazione di ragazzi morti per difendere la propria patria.

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