Scrive l’avvocato genovese Stefano Bigliazzi sulla mailing list dei giuristi democratici : “Posso dire che in questi due giorni ho visto dal vivo un qualcosa di simile a quello che mi avevano detto essere successo a Genova nel 1970, qualcosa di simile a quello di cui si racconta per l’alluvione del 1966 a Firenze. Migliaia di ragazzi, tanti giovani, organizzati in piccoli gruppi via internet, dalle sezioni di quartiere dei partiti, dalle associazioni sportive, dagli ultras di Genoa e Samp, dagli operai di Fincantieri, che si organizzavano per andare a spalare. I gruppi più piccoli si organizzavano per qualcosa di specifico (il negozio dell’amico), pronti ad aiutare anche il negozio vicino. I gruppi più numerosi riuscivano anche a coordinarsi con la Protezione civile, facendosi indirizzare dove serviva di più. Non ci si può muovere in macchina, quindi si tende a stare vicino a casa, ma Marassi, San Fruttuoso ed in parte anche Sturla sono quartieri centrali e popolosi. Genova è un brulicare di piccole formiche che si aiutano, che spalano fango, con una sensazione di grande solidarietà. Se Genova e l’Italia si risolleveranno da questa situazione di m…. (diciamo se ci tireremo fuori dal fango, voglio sperare che quello che spalavo stamattina fosse solo fango, anche se l’odore mi diceva che c’era anche un po’ di fogna nera) sarà per merito di chi ha voglia di rimboccarsi le maniche. Speriamo».

Mi pare un messaggio importante. Dimostra l’esistenza, a Genova, del tessuto di solidarietà umana e sociale che costituisce la più grossa risorsa per il nostro Paese e per il mondo intero, in un momento di crisi globale, che è al tempo stesso finanziaria, economica, sociale, politica e ambientale.

Oggi l’incubo rappresentato dal governo Berlusconi è finalmente giunto a termine. Non così però il berlusconismo, che rappresenta la traduzione in italiano del neoliberismo imperante. A parte i suoi aspetti più pittoreschi e grotteschi, come il bunga-bunga e la galleria di incredibili e squalllidi personaggi che ne costituiscono la corte, oggi alla ricerca di un riciclaggio qualsiasi, il berlusconismo si nutre in effetti degli stessi disvalori del neoliberismo, ovviamente coniugato all’italiana: individualismo esasperato, strapotere del denaro, svendita dei beni pubblici, compressione della democrazia, distribuzione iniqua del reddito, opacità del potere, corruzione dilagante, sostegno all’interventismo armato all’estero.

Sarebbe ovviamente catastrofico sostituire a Berlusconi un governicchio guidato da qualche suo famiglio, come Alfano o Gianni Letta, o un governo “di unità nazionale” presieduto da qualche banchiere, magari con la famiglia Letta nelle sue articolazioni di destra e di “sinistra” a fare da vicepresidenti del Consiglio. Meglio elezioni subito, a condizione che lo schieramento che vorrebbe essere alternativo a Berlusconi e al berlusconismo sappia esserlo fino in fondo.  Ma soprattutto è oggi più che mai necessario che si sviluppi nel Paese un vasto movimento sociale che imponga a qualsiasi governo di tenere conto degli interessi e della volontà del 99% della società. Bisogna infatti essere chiari sul principio che il disastrato sistema politico italiano potrà sopravvivere al berlusconismo solo rigenerandosi completamente dal basso e attribuendo spazio adeguato alla partecipazione popolare. Ciò richiede l’adozione immediata di politiche di recupero fiscale, difesa dei beni e dei servizi pubblici, redistribuzione del reddito e superamento della precarietà.

Quel popolo delle formiche che si mobilita oggi a Genova e altrove contro i disastri “naturali” (in realtà favoriti dal saccheggio del territorio portato avanti dai governi), sempre più si mobiliterà anche contro i disastri sociali di chi vuole perpetuare a ogni costo l’attuale iniquo e devastante modello di sottosviluppo del pianeta. In Italia come ovunque perché si tratta di problemi globali.

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