Non demordono giornalisti e disegnatori di Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese. A Parigi, dall’ultimo piano del palazzo del quotidiano Libération che li ospita, dopo che la scorsa settimana la loro sede è stata data alle fiamme -probabilmente da fondamentalisti islamici (l’inchiesta è in corso) – ritornano all’attacco, indefessi, con una nuova provocazione.

La copertina del prossimo numero, in edicola oggi raffigura un musulmano che bacia sulla bocca (un bacio eroticamente appassionato, con tanto di bava che gocciola giù) un giornalista del settimanale. E sotto: “l’Amour plus fort que la haine“. Sì, l’Amore (con la a maiuscola) più forte dell’odio. Sullo sfondo il disegno raffigura delle macerie. Che possono essere quelle della redazione del 62 di boulevard Davout, a Parigi, attualmente inagibile. Oppure le macerie di un qualsiasi attentato.

Autore della nuova (irriverente) copertina è Luz, una delle matite di punta di Charlie Hebdo. E’ lo stesso che aveva disegnato quella della settimana scorsa, che raffigurava un Maometto ilare, che diceva: “100 frustate se non muori dalle risate”. Quanto al nome della pubblicazione, era stato trasformato in Sharia hebdo, in riferimento alla legge islamica. E all’avanzata dei suoi sostenitori come elemento portante dell’ordinamento nazionale, in Tunisia e in Libia. Come sia andata, è risaputo: nella notte fra martedì e mercoledì, bombe molotov erano state gettate nei locali di Charlie. Tutto (o quasi) distrutto

Non solo. Il sito web venne piratato. E con le manifestazioni di solidarietà (perfino da parte della maggioranza di Governo, conservatrice e lontana anni luce dallo spirito gauchiste di Charlie) sono arrivate sulla rete pure le critiche ai giornalisti e ai disegnatori, certe volte letterali aggressioni verbali, tanto che il settimanale ha dovuto sospendere il conto su Facebook.

Domenica scorsa, in occasione di una protesta per strada contro quanto accaduto, Charb, il direttore, ha gridato, in riferimento a insulti omofobi ricevuti: “Dato che mi dicono che sono omosessuale, ecco qui”. E ha baciato un uomo sulla bocca. Era solo un anticipo del bacio gay in copertina, che mette ulteriomente il dito nella piaga, in riferimento a un vero tabù per la religione musulmana. Quanto all'”amore più forte dell’odio”, evidente la strizzata d’occhio al messaggio sessantottino di “fate l’amore, non fate la guerra”, così importante per una redazione che in parte è reduce da quell’esperienza. E che in ogni caso il maggio parigino non l’ha mai dimenticato. O lo coltiva nel proprio immaginario. La nuova provocazione è giusta? Formidabile? Esagerata? Inutile? Il dibattito è già iniziato in rete. I giudizi non sono concordanti. Quelli di Charlie Hebdo ci sono abituati.

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