di Donata Levi
(redazione di PatrimonioSOS)

Claude Laurrain- Eruzione del 1631

A un anno dal crollo della Schola armaturarum, seguito da altri analoghi episodi, si dovrebbe poter stilare un bilancio su quanto è stato fatto per mettere in sicurezza e per tutelare meglio Pompei. Ispirandosi al suggestivo repertorio di invenzioni grafiche di Laurence Sterne, di primo acchito si sarebbe tentati di lasciare il foglio (o lo schermo) bianco: il modo più eloquente ed incisivo per denunciare la mancanza di risultati concreti. Viene subito però il dubbio che sia più adatta l’enigmatica pagina marmorizzata con cui Tristam Shandy ironicamente caratterizza lo svolgersi dei suoi pensieri e della sua narrazione. Di fatto, per Pompei molto è stato (ripetutamente) annunciato e molto ci si è agitati, ma tutto sembra ancora rimanere sulla carta.

Chiusa a primavera scorsa la parentesi Bondi ed aperta quella Galan, di un “programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro” si parlava già in un articolo del decreto legge 34 “omnibus” del 31 marzo, mentre sulla stampa quotidiana si annunciava uno stanziamento di 105 milioni di fondi UE da utilizzare (in parte) per Pompei. In aprile l’allora neo ministro annunciava entro un mese l’assunzione di 30 archeologi e di 40 tecnici specializzati, attingendo a graduatorie di concorsi già espletati. Non è questione di soldi – aggiungeva.

Oggi (7 novembre) ci sarà l’ennesimo annuncio della disponibilità dei 105 milioni, annuncio che – venendo dal commissario europeo per la politica regionale Johannes Hahn – si spera definitivo.

Nel frattempo, mentre – dato che il degrado continua e muri antichi e recenti continuano a crollare – non sembra ancora avviata una sistematica messa in sicurezza, il ministero (a firma del sottosegretario Villari) invita la Soprintendente di Pompei ad attivarsi su due punti specifici previsti dal decreto di marzo: uno riguarda il censimento dei siti che potrebbero essere oggetto di sponsorizzazioni private, l’altro l’attivazione di una convenzione con la Ales, la società inhouse del ministero, per l’impiego di operai e tecnici (per chiamata diretta, non per concorso).

Che ne è stato invece dell’assunzione dei 30 archeologi e dei 40 tecnici, annunciata da Galan in aprile, data come già effettuata da Villari in un intervento al TG3 di qualche giorno fa, ora – secondo informazioni della stampa e di parte sindacale – procrastinata a fine mese e ridotta nei numeri per un errore di calcolo degli uffici ministeriali? Intanto con disinvoltura, a un anno dall’inizio dell’emergenza, sempre Villari dichiara che sono partiti ora i “primi” tavoli tecnici per l’avvio degli interventi.

E questi sono solo alcuni aspetti della vicenda Pompei. Non un foglio bianco, dunque, ma un opaco, nebuloso e ingarbugliato foglio marmorizzato.

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