Nel 1966, quando ci fu l’alluvione a Firenze, io frequentavo la seconda media, e ci spiegarono che la tremenda inondazione aveva cause ben precise.

I grandi boschi italiani, con alberi centenari, enormi, erano stati abbattuti, lasciando il posto ad alberelli. Così si era ridotta in gran parte la copertura di foglie. La pioggia non veniva rallentata dall’impatto con le chiome frondute e dallo strato di foglie morte che ricopriva il suolo per diversi centimetri. Alberi più piccoli e meno foglie per terra facevano sì che la pioggia scendesse a valle più velocemente.

Inoltre la pioggia, colpendo direttamente il terreno, trascinava a valle una maggior quantità di terriccio che andava a saturare il letto dei fiumi. In questo modo diminuiva progressivamente la quantità di acqua che essi potevano contenere. Dimezzando la copertura arborea delle montagne e dimezzando la portata dei fiumi si era ottenuto che bastassero pioggie poco potenti per provocare lo straripamento dei fiumi.

E questo non lo dicevano solo a scuola. Anche in televisione parecchi esperti ripetevano questo concetto. E i politici promisero politiche lungimiranti di protezione dei boschi e di scavo del letto dei fiumi.

Sono passati 40 anni e si è continuato ad abbattere i boschi e a non dragare il letto dei fiumi. È vero che la superficie boscata in Italia è aumentata notevolmente, a causa della crisi agricola, ma il volume dei boschi, l’altezza delle piante, ha continuato a diminuire grazie a tagli selvaggi.
Inoltre, per secoli, il sistema più efficiente per ridurre i danni delle piogge è stato quello di creare vaste aree di sfogo per le acque, cioè bacini che le acque dei fiumi in sovrappiù riempivano invece di tracimare.

In questi 40 anni si è costruito in modo demenziale lungo le rive dei fiumi, andando a distruggere questo “polmone” di sicurezza. Ma si è realizzata anche un’altra str…ata pazzesca: la cementificazione dei corsi d’acqua. L’Italia batte ogni record per via che i cementificatori sono molto generosi con i politici. Così abbiamo interi fiumi e torrenti che sono colate di cemento, a volte addirittura condutture sotterranee. È evidente che un fiume, pieno di anse, slarghi e ostacoli, rallenta naturalmente la velocità dell’acqua. Invece nelle condutture cementate l’acqua raggiunge il massimo della velocità possibile.

Aggiungiamo che l’abbandono dei terreni ha diminuito la loro capacità di assorbire acqua in modo simile a una spugna. Un terreno arato è permeabile. E se invece dell’aratura usiamo le tecniche della permacultura, che portano a coprire il terreno di uno spesso strato di sostanze organiche, favorendo il lavoro di scavo di insetti e vermi, otteniamo un aumento ulteriore della capacità di assorbimento. Un terreno abbandonato è invece maggiormente impermeabile.

E sono pure aumentate le aeree asfaltate o edificate che hanno un livello di assorbimento delle acque vicine allo zero.

Quel che succede è che una pioggia che 100 anni fa non creava nessun disagio, oggi scende tutta a valle alla velocità di un colpo di fucile, senza essere assorbita e rallentata dai boschi e dalle terre coltivate. Arriva in fiumi intasati di terriccio o cementificati e poi succede quel che è successo a Genova: un torrente traformato in un tubo sotterraneo esplode, allaga le strade con una violenza inaudita e travolge le persone uccidendole.

Ma questa non è fatalità, è essere cretini. E anche un po’ criminali.

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