Foto di gruppo al G20 di Cannes. Al rompete le righe si formano un po’ di capannelli. I grandi della Terra scambiano due chiacchiere tra loro. L’unico a rimanere isolato è Silvio Berlusconi. Questa volta niente gaffes, zero corna o battute infelici. Forse lo stesso Berlusconi si è reso conto che non se lo può più permettere, non è il caso urtare la sensibilità dei suoi colleghi.

E’ la conferenza stampa poi a confermare il disagio che il Cavaliere prova. Arriva in ritardo e con un’aria dimessa. Voce incerta, a tratti sembra quasi timoroso nell’esposizione dei dettagli dell’accordo tra Italia e Fondo monetario internazionale. La gravità della situazione impone del resto serietà. In sala c’è anche un drappello di giornalisti stranieri interessati a capire quale sarà il destino del nostro Paese e, per proprietà transitiva, dell’eurozona. Qualcuno nasconde faticosamente una risata quando il premier paragona il Fondo monetario internazionale a una società di certificazione esterna e dichiara che “prendere di mira il debito sovrano italiano da parte dei mercati” è “una moda passeggera”. Non solo. Il premier sostiene che l’impoverimento delle famiglie sia colpa del cambio Lira-Euro “fatto dal governo di allora e che da sempre abbiamo ritenuto incongruo e penalizzante per l’italia”. Non solo, ma il Cavaliere si spinge ad affermare che “in Italia non si avverta una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto”.

Così, quando in conferenza stampa si materializza Giulio Tremonti, i giornalisti rivolgono a lui le domande più specifiche sulle misure richieste dal Fmi. Certo il Cavaliere non fa salti di gioia, ma almeno gli rifila le domande più tecniche e in apparenza spinose, reindirizzando i giornalisti al “Professor Tremonti”, come lo chiama un paio di volte.

Berlusconi ritrova il sorriso solo quando può tessere le lodi dell’economia italiana, propinare la favoletta già sentita dei ristoranti sempre pieni e delle località di vacanza inondate di prenotazioni. Certo, la verve dei bei tempi è solo un timido ricordo, a tratti anche lui non sembra credere alle cose che dice, tanto che a un certo punto ammette che forse lui e il suo governo non avevano considerato che l’economia italiana non avrebbe potuto reggere un debito di tali dimensioni. Però, garantisce, l’esecutivo andrà avanti. L’imbarazzo in sala si crea quando è costretto ad ammettere che in caso di mancata certificazione “l’Italia sarebbe in difficoltà”.

Verso la fine della conferenza stampa arriva l’ennesimo segnale di quanto sia incrinato il rapporto tra Berlusconi e Tremonti. Al ministro viene chiesto se ritiene sia necessario un passo indietro del Premier. Si intromette il Cavaliere, che con il sorriso sulle labbra spiega “si tratta di una domanda con una risposta scontata, sentiamola…”. Le replica piccata di Tremonti non si fa attendere: “onestamente dopo quello che ha detto il presidente del Consiglio non credo che ci sia altro da aggiungere”. La “missione” al G20 sembra dunque essere conclusa senza risultati positivi per il nostro Paese che ora si ritrova sostanzialmente commissariato. Anche il Capo dello Stato è tornato a bacchettare l’esecutivo invocando iniziative concrete e non solo annunci. Lunedì il maxiemendamento del governo arriverà in commissione bilancio a Palazzo Madama ed entro giovedì passerà in aula. Il tutto sotto l’occhio vigile del Quirinale e, da oggi, del Fondo Monetario. Non ci sono vie di fuga. Questa volta Berlusconi è costretto ad agire. O lasciare.

di Luca Manes

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