Qui la droga viene imbustata come a Scampia. Qui non ci sono laboratori di produzione, ma tutto arriva già pronto per la vendita. Qui si sfrutta la logistica: quadrilatero chiuso. Sui lati e agli angoli le vedette. Età giovanissima, modello Napoli e stile Gomorra. In buona parte sono minori, 40 euro per controllare la zona. E quando arrivano le volanti di pattugliamento di solito hanno già fischiato e avvertito, oppure battuto il bastone vicino alle inferriate, via tutti. Eppure qui siamo a Roma, quartiere San Basilio.

Ci arriviamo a tarda sera, a pochi giorni dall’ultimo episodio di violenza: la morte di un anziano investito dal rapinatore che lo aveva scippato. I cittadini hanno invocato le ronde, il sindaco Gianni Alemanno ha garantito che “ il grido d’aiuto che arriva da San Basilio non rimarrà inascoltato”, ma nulla è cambiato.

Il quartiere è grande e per arrivare alle zone di spaccio devi attraversare palazzoni e sentieri di cemento. Da via Corinaldo inizia il via vai delle sentinelle, uno o in gruppi, ragazzi giovani che impugnano un bastone, cappuccio in testa, segnalano l’arrivo delle ‘guardie’. “Un sistema rodato – racconta un agente in borghese che ci accompagna – quando arriviamo loro fanno sparire tutto, è un meccanismo che funziona, una catena di montaggio del malaffare”. Qui a San Basilio la criminalità lavora a compartimenti stagni. C’è chi mantiene la roba, chi la distribuisce, chi avverte con un segnale che allerta spacciatori e l’addetto alla cassa. La roba è celata in spazi pubblici, difficile anche attribuirne la paternità.

L’ultima volta i carabinieri hanno aperto i contatori del gas dentro droghe, soldi e armi, in un’altra occasione la banda fermata si affidava alla guida di un minorenne. Spietati e senza scrupoli, da queste parti pochi mesi fa la polizia ha sequestrato una partita di penne pistola. Ma, nonostante le retate, il sistema è sempre in attività. La retta solitamente la tiene un ragazzo, gira tra gli spacciatori e incassa.

Attraversiamo il quadrilatero, sulla sinistra camper, a destra case popolari, dove gli abitanti convivono con il market della droga. In una stradina c’è un gruppo di persone seduto sui gradoni di un palazzo, una ragazza in strada, giovanissima butta lo sguardo in auto, si avvicina per prendere l’ordinazione. Continuiamo diritto, si gira l’angolo e in un prato un altro gruppo di spacciatori, sotto i palazzi vicino ai lampioni trovi la vedetta, in allerta in caso di arrivo della polizia. Un motorino ci gira intorno. Dopo pochi minuti, a fari spenti una macchina ci segue, accostiamo per farla passare, accelera e ora siamo noi a seguirla. “ Guarda la targa” dice l’agente. La targa è completamente oscurata, irriconoscibile. Sono le vedette motorizzate, quando non si compra si attira l’attenzione.

Il quadrilatero si chiude con una distesa di terra e anche lungo quella cintura ci sono le vedette, angoli e stradine sono ‘protette’ per evitare blitz a sorpresa. Oltre lo spaccio diffuso, c’è un altro dato sottovalutato, ma che nasconde il brodo di coltura delle bande: la dispersione scolastica. Maglia nera al quinto municipio, dove ricade San Basilio denuncia Save the Children nel suo ultimo rapporto. Le forze dell’ordine ci provano, ma alle bande criminali non si può rispondere solo con le retate. Al commissariato gli agenti sono 71. Solo i sorvegliati non sono mai meno di 80 in questa zona. La Silp Cgil aveva realizzato uno studio sul rapporto tra poliziotti e abitanti, nel quinto municipio, dove ricade San Basilio, c’è un agente ogni 1400 persone. In attesa di risposte e interventi, gli unici a festeggiare solo le bande dello spaccio. “ A San Basilio – racconta un poliziotto –quando arriva la roba i ragazzi dello spaccio sparano in segno di festa”. Il segno sonoro che la giostra degli affari sporchi è di nuovo pronta a girare.

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