Nella giornata di martedì 25 ottobre la Camera dei deputati è stata convocata per le ore 16: 30. Strano, di solito si comincia al mattino. Le 16: 30 diventano le 17. Accade da un po ’ di tempo. In un luogo in cui le forme contano, sembra che la puntualità non sia più importante. Ma non è vero. È il governo che non è ancora arrivato al completo. Ma un po ’ alla volta arrivano tutti, Esteri, Difesa, Interni, Economia, Infrastrutture, Ambiente, Welfare.

Tutto il Paese sa che il governo, scapigliato, affannato, in maniche di camicia, i computer surriscaldati, sta lavorando al progetto da portare a Bruxelles perché imparino a fidarsi dell’Italia. Ma non è vero, tutti comandati qui, tutti pronti a votare alla Camera. Guardi l’ordine del giorno e vedi che ci sono cose piccole (ratifica di una Convenzione sulla protezione delle Alpi) e grandi (riforma dell’articolo 41 della Costituzione per togliere ogni finalità sociale alle imprese). Volendo ci sarebbe anche, verso sera, il decreto sulle intercettazioni. Ma l’Europa?

Intanto si comincia con la protezione delle Alpi e scopriamo che la “maggioranza”, con tutto il governo in aula, ha solo 5-6 voti in più. Per questo, liquidate le Alpi, non si comincia niente. Il presidente di turno manda tutti a casa alle ore 18. Domani? (cioè oggi) eravamo richiesti in aula a mezzogiorno. E allora scopri la verità. Non possono governare, se i ministri restano sempre in aula. Ma non hanno la maggioranza se ministri e sottosegretari vanno a governare.

Dunque Berlusconi è come il famoso bandito Tiburzi di cui ti fanno vedere le vecchie foto in Maremma: sembra vivo, ma è legato a un palo, e gli tengono alta la testa perché, dopo morto, faccia ancora paura. Almeno i butteri maremmani lo sapevano. E lo sanno anche in Europa. Qui in Italia, da Tv e grandi quotidiani, non una parola.

Il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2011

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Precedente

Berlusconi, lettera di promesse alla Ue
Umberto Bossi: “Si vota quando dico io”

next
Articolo Successivo

Botte in aula per far dimenticare le risate

next