Da sabato la frase è ricorrente: come potevano certi genitori (il riferimento più diretto è ovviamente a quelli “der Pelliccia”) non sapere? Come potevano non avere esatta percezione delle frequentazioni dei figli, di come impiegavano il loro tempo e in quali luoghi? Dov’erano mentre la loro prole studiava violenza di piazza in qualche scantinato o in qualche centro sociale? Del tema si è occupato, sul Tempo di ieri Davide Giacalone di cui si conosce il suo passato da consulente per Fininvest e anche il suo coinvolgimento in Tangentopoli da cui è uscito grazie alla prescrizione.

Comunque: dalle domande di cui sopra e dal pezzo di Giacolone emergono i tratti di una nuova piaga sociale: il genitore magari separato (dunque colpevole), preferibilmente di sinistra ma soprattutto permissivo, eccessivamente dialogante, distante anni luce da quei bei padri di una volta per i quali “da ‘na parol an’su tute casie da mort” come si diceva in case della vecchia Torino: da una parola in su tutte casse da morto, ovvero vietato parlare. Frase di cui in tempi più recenti il Nonno Libero di “Un medico in famiglia” (e chiedo scusa per la citazione) ha offerto una versione più edulcorata. Quelli eran padri: mica quelli di adesso, spesso ragazzi non cresciuti, ancora più spesso lontani, irraggiungibili, egoisti. Da come la vedo io è ora di indignarsi anche per una differenziazione che più manichea non potrebbe essere. E schierarsi a fianco, rispettandoli, di quei padri (me compreso, tanto per essere chiari) che hanno provato e provano a dialogare con i figli contestatori ma non per questo lanciatori di estintori; che hanno provato a trasmettere loro il rispetto delle regole e proprio per questo al contempo lo schifo per un sistema di gestione della cosa pubblica, del pianeta e quindi del loro futuro di cui sono e saranno le vittime; che soffrono di ansie certo molto di più di certi “pezzi” di genitori dalla punizione facile ma dal dialogo difficile; ma che non essendo dèi non possono interferire con lo svolgersi delle vite e il crescere delle personalità dei loro eredi. Padri che provano a essere padri senza per forza dovere avere atteggiamenti da anni ’50. Ci sono altri padri che hanno provato a vivere così e provano le stesse ansie? Sarebbe bello farci sentire. Giusto per non accettare di passare per imberbi mollaccioni figli del ’68 che non hanno visto quando i loro figli lanciavano estintori in giardino.

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