Dura lex, sed lex: non proprio, siamo pur sempre in Italia. Dove, il 1° settembre scorso, è entrata in vigore la legge Levi sul prezzo del libro. La norma impone il “tetto massimo” del 15 per cento di sconto sul prezzo del libro, stabilito dall’editore, insieme con alcune regole sulle promozioni. A esclusione del mese di dicembre, gli editori possono effettuare campagne promozionali non superiori al mese durante l’anno solare. Il Parlamento ha fatto una scelta opposta a quella di “liberalizzazione” del mercato. La cosa ha suscitato un gran dibattito: soldi non ne girano, le biblioteche non funzionano proprio bene dappertutto, perché sacrificare un bene così prezioso come il libro?

Alla fine, si è detto a più voci, pagano i lettori. Già sono una specie pressoché in via d’estinzione, se pure li penalizziamo, qualcuno si convincerà che è meglio andare a vedere I tre moschettieri al cinema che leggere Dumas (film per cui sarebbe sacrosanta una class action in 3D contro sceneggiatore, produttore e regista. E non importa se è un blockbuster, da cui non ci si può aspettare più di tanto: perché sfregiare uno dei romanzi più belli dell’Ottocento con inverosimili navi-mongolfiere e acrobazie da 007?).

I librai indipendenti, quelli che non fanno parte delle grandi catene (Mondadori, Fnac, Feltrinelli) chiedevano da tempo una tutela: hanno festeggiato la legge come l’arrivo di un salvagente durante una tempesta. Ma gli sconti, nemmeno tanto in sordina, sono continuati. Ora c’è il primo vero casus belli: l’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, Il silenzio dell’onda, in uscita oggi da Rizzoli. Per lanciare il romanzo, Rcs ha deciso di proporlo con il 25 per cento di sconto sul prezzo di copertina (19 euro). Scelta poco ortodossa per una nuova pubblicazione, che ha fatto infuriare i librai indipendenti.

La protesta è partita dalla Sardegna, dove i librai hanno deciso di non vendere il libro con lo sconto. Hanno perfino scritto una lettera aperta all’autore. Come dire: niente di personale, ma “Resta immutata la nostra stima nei tuoi confronti, così come non cambierà il grande affetto dei lettori sardi verso di te e del tuo nuovo libro. Ma siamo stati messi di fronte a un vero e proprio ricatto da parte del tuo editore, che non ci ha avvisato dell’intenzione di ‘svendere’ il tuo nuovo libro applicando uno sconto che normalmente si riserva alle collane di libri già in catalogo, e soprattutto non ha applicato alle nostre librerie quel sovrasconto che deve garantire anche alle piccole e medie librerie di poter partecipare a questa ‘promozione’. Siamo di fronte al classico inganno che il tuo editore ha pensato di trovare subito dopo l’applicazione della legge sul libro, legge per l’approvazione della quale tu ti sei speso tanto, a difesa di editori e librai non omologati, e più in generale per garantire la massima diffusione di tutti i libri, di tutti gli scrittori, non solo quelli di proprietà dei cinque grandi gruppi editoriali italiani”.

Un ‘No’ anche “ai tentativi futuri, che ci saranno, di vanificare lo spirito di una legge che il Parlamento ha promulgato con trent’anni di ritardo e che evidentemente dà fastidio a chi vuole continuare nella pericolosa e miope intenzione di distruggere la piccola editoria e di eliminare le librerie non omologate, e pensa al mondo del libro come a un grande supermercato con i libri venduti in offerta come i fustini di detersivo”.

Carofiglio, intervistato dal sito affaritaliani.it non vuole entrare nella polemica. I “venditori di fustini”, cadono dalle nuvole: solo dieci giorni di promozione, nel rispetto delle regole di comunicazione con tutti gli operatori del settore come prevede la legge. “Ci siamo chiesti” – spiega Filippo Guglielmone, direttore commerciale di Rcs libri – “se in un momento così difficile per il settore, non sia necessario venire incontro ai lettori con uno sforzo da parte nostra e da parte dei librai. Il mese di agosto è andato malissimo, ormai anche i lettori forti vanno in libreria con una frequenza di sei/sette settimane. Contro le tre/quattro di un tempo”.

Bisognerà trovare nuove strade perché i libri non diventino un bene di lusso e perché i librai non siano costretti a chiudere le saracinesche di negozi molto speciali, che non sono supermercati. I libri sono la casa delle idee: nella desolazione dei tagli alla cultura e della mediocrità intellettuale, ci manca solo una società che legge ancora meno.

Il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2011

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