Sabato, una calda giornata di sole pieno. Sto andando alla manifestazione, sono indignata, ieri in Parlamento si è consumata l’ennesima farsa. Deputati che applaudono un re deposto, un uomo patetico, una persona che oggi non è più in grado di fare niente. Una minoranza tradita da gente a cui aveva dato fiducia. Sono disgustata, indignata, disperata. Per tutti i ragazzi che si laureano inutilmente, per i precari sfruttati, per i disabili senza prospettive, per le donne indebolite dalla precarietà del lavoro e dai tagli al sociale, per… per un’Italia che non funziona.

Vado alla manifestazione convinta che è ora di ribellarsi, di denunciare, di indignarsi.

Arrivo a piazza della Repubblica, trovo i compagni di Sel e ci organizziamo, abbiamo le bandiere e due striscioni, siamo sereni. Certo, intorno l’aria è un po’ tesa, nel corteo entra di tutto. Diversi con i caschi legati alla cinta dei pantaloni. Però la situazione al momento sembra tranquilla.

Percorriamo via Cavour, siamo tanti, un bello spezzone, e iniziamo a cantare Bella Ciao. Facce sorridenti, visi sereni, si chiacchiera, si canta e si ride. Ogni tanto parte uno slogan e tutti insieme urliamo la nostra indignazione.

Una colonna nera appare alla fine di via Cavour: “Stanno bruciando le macchine”. “No, perché? Così rovinano tutto”. Ad un tratto la folla davanti inizia a correre verso di noi, il fuggi fuggi inizia, la gente sale sui marciapiedi, cerca di infilarsi nei portoni, cerca un nascondiglio ed eccoli lì. Dall’alto di via Cavour un gruppo di ragazzi con i volti coperti, i giubbotti neri, i caschi in testa, le mazze in mano scendono correndo contro di noi e ci aggrediscono. I nostri compagni li fanno indietreggiare, qualcuno perde il bastone, sono ragazzi, intorno ai vent’anni, qualcuno anche meno. Sono costretti a indietreggiare, noi siamo di più. Allora iniziano a tirare petardi. Il frastuono è terribile, fischiano le orecchie, tremano le gambe. Tirano petardi ad altezza uomo, ci colpiscono addosso. Qualcuno cerca di allontanarli. Vicino a me ci sono due anziani signori, la donna trema e inizia a piangere: “Si calmi, non succede nulla, stia tranquilla, ora se ne vanno”, ma sto mentendo, ho paura anch’io.

Si sentono le urla, Enzo tenta di allontanare un petardo che sta tra la gente, ma esplode, la mano è coperta di sangue, non sembra esserci più, lui urla, i compagni lo soccorrono, i pompieri gli gettano l’acqua, lo portano in un portone. Arriva l’ambulanza e lo porta via. Gli incappucciati sono scappati, dileguati tra la folla.

Arriviamo al Colosseo, fumo nero ovunque, non si può andare avanti, in via Labicana c’è la guerra. Ci fermiamo, ci guardiamo sconsolati, torniamo a casa.

Perché? Mi chiederò sempre perché hanno fatto questo.

Chi siete, voi che vi coprite il volto per denunciare la vostra rabbia? Chi siete voi che avete bisogno di fare del male a chi non ve ne ha fatto? Chi siete voi che trovate soddisfazione nella distruzione? Chi siete voi che tirate sampietrini a lavoratori in divisa, vittime come voi e più di voi di una crisi che affama tutti?

Ministro Maroni, chi sono loro? Perché sono riusciti ad arrivare indisturbati in mezzo a noi?

Perché io volevo solo arrivare in piazza San Giovanni.

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