Francois Hollande, candidato socialista alle presidenziali del 2012

E’ andata come da copione. Da diversi mesi era ormai lui il favorito alle primarie socialiste. E stasera, secondo le prime stime del secondo turno, sarebbe proprio François Hollande (con il 56% delle preferenze di due milioni di schede, su un totale di tre) il prescelto dal popolo della sinistra di Francia per affrontare la sfida delle presidenziali 2012. Insomma il candidato socialista destinato ad affrontare Nicolas Sarkozy, da tempo, troppo tempo bassissimo nei sondaggi.

Hollande, il candidato che può vincere – Una prima valutazione: rispetto alla sua avversaria in questo secondo turno delle primarie, Martine Aubry, Hollande ha molte più chance di vincere. La Aubry? Troppo rigida ideologicamente. Troppo di sinistra per accogliere nelle sue braccia anche quell’elettorato di centro che è indispensabile per portare a casa la vittoria. Troppo seria davanti alle telecamere, Martine, che ha il suo “pubblico”, gli insegnanti e la funzione pubblica in generale, che vogliono difendere i propri diritti (privilegi?), ma non è ecumenica. Hollande (o almeno la sua ultima versione, quella rassicurante) passa bene in tv, può convincere diversi “pubblici” e, grazie a un certo spirito pragmatico, mettere insieme le correnti del Ps, il Partito socialista, e gli altri filoni della sinistra e soprattutto del centro.

Una differenza (soprattutto) di personalità – Hollande e Aubry, in realtà, hanno più punti in comune di quanto abbiano voluto far apparire i loro consiglieri nell’ultima fase di campagna. Lui ha 57 anni, lei 58: stessa generazione. Entrambi superdiplomati (compreso il titolo della prestigiosa Ena) e preparati, all’interno del partito socialista provengono da uno stesso filone, quello di Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea e padre della Aubry. Come dire: una socialdemocrazia molto attenta al sociale, con venature cattoliche, e una preferenza per la pianificazione in economia. All’italiana si potrebbe parlare di cattocomunismo, anche se nessuno dei due è stato mai e poi mai comunista. Nel tempo, la Aubry si è spostata più a sinistra, grazie alla sua esperienza di sindaco a Lilla, nel profondo (e rosso) Nord. Ma a distinguere i due (che non si amano e non si sono mai amati) sono prima di tutto le personalità. Di lui lei avrebbe detto che “non ha i coglioni”. Lui dice che “un presidente non deve prendere le cose di petto”. Per lei “deve avere carattere e convinzioni fortissime”.

Il programma? Una svolta rispetto a Sarkozy – Ora, però, è il momento di parlare di programmi. Anche da questo punto di vista le differenze tra la Aubry e Hollande erano spesso solo apparenti. Entrambi hanno sottoscritto una serie di proposte per le presidenziali individuate dal Partito socialista. E’ su queste che il candidato vincente dovrebbe fondare la sua campagna: per l’economia, una svolta rispetto a Sarkozy. Si prevede: la creazione di una banca pubblica per gli investimenti, che possa aiutare le piccole e medie imprese e acquisire quote nelle aziende, pure di grandi dimensioni; la separazione netta fra gli istituti di credito che fanno attività al dettaglio e quelle di investment banking, per evitare che i soldi dei piccoli risparmiatori finiscano nei giochi speculativi più pericolosi; modulare le imposte sulle società in funzione dell’utilizzo dei profitti (ne pagano meno quelle che investono). Hollande vuole anche assumere 60mila docenti per compensare i tagli effettuati da Sarkozy nella scuola. E introdure nuovi contratti di lavoro che permettano alle imprese private di assumere giovani, pagando pochi contributi, se si impegnano a mantenere altrettanti seniors.

Ora la vera scommessa dei socialisti: davvero tutti uniti? – E’ questa la battaglia importante che Hollande deve vincere: creare un fronte comune della sinistra. Alle elezioni del 2007 Ségolène Royal, sua ex compagna, era favorita nella corsa con Sarkozy. Non vinse anche e soprattutto perché il partito non si mise compatto dietro di lei. Hollande può riuscirci, perché è molto abile e conosce il Ps al suo interno. Ne è stato segretario per undici anni. Nonostante si presenti come un uomo nuovo, alla fine non lo è per nulla: non ha mai fatto niente di djverso dalla politica e ha trascorso tutta la sua vita a rue Solferino, nella sede del Ps. Ma proprio la sua anima politica può aiutarlo a districarsi con diplomazia fra le alleanze, anche con gli altri partiti della sinistra e del centro. D’altra parte, la sua campagna delle primarie è stata ben architettata. Ha puntato all’immagine di un “uomo normale”, senza quell’aria da bullo di Sarkozy. Da uomo vicino alla gente, come i politici socialisti in Francia non riescono ad apparire da anni, da almeno più di un decennio. Da uomo al di sopra delle parti.

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