La discarica di Pioltello

Aveva voglia di parlare e di spiegare tutto Luigi Pelaggi, l’uomo forte del ministero dell’Ambiente, da qualche mese alle prese con una complessa inchiesta della Procura di Milano sulla bonifica di Pioltello. Davanti alla commissione ecomafie, il tecnico di fiducia di Stefania Prestigiacomo si è presentato con due dossier importanti e significativi: l’operazione di recupero ambientale nell’area dell’ex Sisas, alle porte di Milano – le cui presunte irregolarità sono denunciate dallo scorso marzo da Greenpeace – e il Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti pericolosi. Due filoni che la commissione presieduta da Gaetano Pecorella ha iniziato ad approfondire da qualche mese, incrociando i lavori parlamentari con le inchieste delle magistratura milanese e napoletana.

Alla fine Luigi Pelaggi si è dovuto accontentare di poco meno di un’ora di tempo, dedicata a cercare di fare chiarezza sull’operazione di bonifica dell’ex Sisas di Pioltello. Un punto dolente nella sua carriera, dopo che la Procura di Milano lo ha accusato di essere il destinatario di un tangente di 700 mila euro, che sarebbe stata pagata, secondo i magistrati, dalla Daneco, la società vincitrice della gara per la bonifica. Nel corso dell’audizione – che si è tenuta a palazzo San Macuto nei giorni scorsi – Pelaggi ha concentrato la sua ricostruzione su due punti, centrali nell’inchiesta: la classificazione dei rifiuti e i motivi dell’aumento esponenziale delle scorie pericolose, parte delle quali sono poi finite nella discarica spagnola di Nerva. Un invaso che – secondo le associazioni Ecologistas en accion e Greenpeace Spagna – avrebbe ricevuto i veleni da Milano senza poi trattarli adeguatamente.

Secondo la procura di Milano la tangente sarebbe servita a coprire una “declassificazione” dei rifiuti pericolosi da parte di Daneco, per poter economizzare sui costi reali di smaltimento. Luigi Pelaggi su questo punto ha cercato di spostare la responsabilità sull’intera struttura commissariale e sulla società che ha vinto la gara: “A fine novembre del 2010 – ha spiegato – la società Daneco ha inviato una lettera alla direzione dei lavori in cui dichiarava che ai sensi dell’attuale normativa spetta a lei stabilire il codice, perché la responsabilità afferisce solo al produttore e quindi a loro”. Una volta ricevuta la comunicazione sull’intenzione di rivedere la tipologia di scorie raccolte durante la bonifica, Pelaggi si sarebbe avvalso della consulenza degli esperti e degli organismi di controllo: “L’ufficio commissariale – ha proseguito – ha chiesto contestualmente un parere all’istituto superiore della sanità, all’Arpa e alla Provincia di Milano, e ai due professori universitari che fanno parte dell’ufficio commissariale, Giovanni Beretta e Gianni Andreattola. Tutti hanno risposto che dal punto di vista squisitamente tecnico il mutamento dei codici dei rifiuti era tecnicamente accettabile”.

La versione del commissario straordinario si scontra con quanto ricostruito dai magistrati milanesi: “In una telefonata intercettata il 15 marzo 2011 tra Filipponi e Zanotti, tesoriere e dirigente contabile della Daneco – si legge nell’ordinanza del tribunale del riesame di Milano – gli interlocutori fanno riferimento all’importo di 700 mila euro e dicono “poi settecento sai dove vanno”, “lo so, lo so”, “c’è andata bene anche stavolta” e “questo commissario è fantastico”. La Procura aveva poi contestato il mancato parere favorevole dell’Arpa sul cambiamento dei codici dei rifiuti, “unico soggetto legittimato ad emettere tale valutazione”.

Nel corso dell’audizione il commissario straordinario si è tenuto lontano dalle accuse arrivate in questi mesi dagli ambientalisti. Neanche un cenno alla discarica di Nerva in Andalusia, dove le scorie arrivate da Pioltello sono state coinvolte in due incendi. Silenzio anche sull’ultimo dossier di Greenpeace, che ha posto molti dubbi sulla destinazione finale delle terre contaminate. Per Luigi Pelaggi i tanti siti che hanno accolto i rifiuti erano regolarmente autorizzati.

di Andrea Palladino

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