“Non avevo mai visto una violenza del genere per azioni di questo tipo, era un gesto simbolico il nostro”. Così Martina, la studentessa di Lettere che mercoledì, durante la manifestazione davanti alla sede della Banca d’Italia di Bologna, è stata colpita in faccia da una manganellata, ha esordito davanti ai giornalisti per annunciare la querela che intende presentare.

Accanto a lei i ragazzi dei centri sociali e dei collettivi studenteschi, giovani, alcuni precari altri ancora all’università. Hanno distribuito una foto che ritrae un momento dello scontro, in cui un poliziotto, di spalle, leva il manganello. Davanti a lui una piccola folla di ragazzi spaventati e disarmati, che arretrano. C’è anche Martina, e forse quel momento è l’istante subito prima che fosse colpita.

“Ricordo che non mi trovavo davanti ma ero in mezzo, spostata di lato” lontana dal punto di contatto tra la prima fila dei manifestanti e i carabinieri disposti dinnanzi all’ingresso dell’edificio. “Ci sono venuti addosso dal lato e me li sono trovati davanti, ho preso subito ad arretrare e mentre mi voltavo ho visto un’ombra scura, e ho avvertito il colpo”.

Martina riporterà lesioni permanenti, l’impatto col manganello le ha spaccato i quattro denti inferiori sin dalla gengiva, le ha tumefatto il labbro e ora anche quelli superiori sono a rischio. “I soccorsi sono arrivati subito ma non volevano portarmi in ospedale senza che un agente salisse con me. Io li ho pregati, non lo volevo in ambulanza”.

Ora la ragazza ha 90 giorni di tempo per presentare querela e insieme agli avvocati sta cercando di individuare la persona colpevole dell’attacco, perché, sottolinea Giulio di Salida “dietro a questo gesto c’è una responsabilità personale”.

“E’ stata un’aggressione fisica e totalmente ingiustificata” accusa Patrizio Del Bello, collaboratore dell’avvocato Simone Sabbatini che seguirà il caso della ragazza “il Settimo Reparto Mobile della Polizia di Bologna, lo stesso da cui proviene la famosa maglietta con scritto – Io a Genova c’ero – è stato protagonista di alcuni episodi simili a quello successo due giorni fa. Andando indietro nel tempo, prima di Martina c’è stata un’altra ragazza, durante la manifestazione dell’anno scorso al Motor Show, che ha perso un dente. Prima ancora una giovane studentessa, in Stazione, subì un colpo che le procurò una lussazione all’anca. E sempre procedendo a ritroso, ricordo la manifestazione del Cpt, dove un’altra giovane ricevette una grave ferita alla testa. Nel 2007, e prima ancora a Ferrara, altre ragazze ferite. Tutte giovani poco più che ventenni ferme ai margini delle manifestazioni, ferite a seguito di cariche del tutto arbitrarie. E allora ci chiediamo, c’è qualcuno nel Settimo Reparto Mobile che sfugge al controllo dei capi?”.

Accuse pesanti che sembrano però avvallate dal comportamento del reparto durante la mattinata di mercoledì 12 ottobre, che caricò la folla di studenti e precari indignati dal lato, nonostante vi fosse già stato un contatto e nonostante i ragazzi fossero già stati allontanati dall’ingresso di Bankitalia. Chi diede quindi l’ordine di procedere?

“Tra l’altro quella mattina, prima di noi, erano entrati quelli della Federazione di Sinistra… C’era già stato un precedente” spiega ancora Giulio di Salida “le due cariche laterali, che non centravano niente con quello che stava succedendo davanti, nelle prime file, sono inaccettabili. La risposta a un’azione simbolica, quella di consegnare la lettera di Draghi, è stata spropositata, hanno usato i manganelli invece di respingerci semplicemente con gli scudi ed eravamo tutti a volto scoperto, senza protezioni”.

L’azione legale sarà supportata da numerosi scatti e i ragazzi stanno cercando ora di trovare una fotografia che riprenda il volto del poliziotto colpevole di aver ferito Martina. Qualcuno, non sanno chi, ha inviato l’immagine alquanto eloquente presentata alla stampa, forse una foto chiave, e sperano che ce ne siano altre.

“Hanno detto che i colpevoli degli scontri sono stati sempre i soliti professionisti del disordine mentre i bravi studenti se ne stavano nelle retrovie. Ma quest’accusa è meno vera del solito perché tutti eravamo lì per esprimere un’indignazione diffusa. Più che organizzazioni precise che praticano disordine c’erano ragazzi indignati da una situazione che sta diventando insostenibile. Basta guardare le facce di chi si trovava lì col proprio corpo, tanti giovani, tanti precari”.

Oggi pomeriggio Martina presenterà sul web un video documento in cui esporrà la sua versione dei fatti. Poi, raccolto il materiale, partirà la denuncia per ottenere un risarcimento. Ma intanto la ragazza probabilmente non potrà partecipare alla manifestazione di domani, a Roma “non riesco più a mangiare da quando mi hanno ferita e tra antibiotici e antidolorifici non so se riuscirei a reggere un corteo così lungo”.

“Penso che ci sia una generazione che cerca di riprendersi il proprio futuro” conclude l’incontro Nicola del Tpo, in attesa che si apra un’inchiesta che porti luce sui fatti accaduti “e se se la risposta è questa, allora abbiamo un grosso problema di democrazia”.

di Annalisa Dall’Oca

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